In viaggio da Nocera a Cava de’ Tirreni
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Nuceria Alfaterna fu una delle città più importanti della Campania sia in epoca sannitica che romana, favorita anche dalla sua posizione al centro di importanti vie di collegamento come la Via Stabiana, la via Nuceria – Pompei e la via Popilia. Batté moneta ed elaborò un proprio alfabeto, detto appunto nocerino. Testimonianza di quest’epoca è la necropoli monumentale di Pizzone risalente al I secolo avanti Cristo. L’area archeologica comprende alcuni grandi monumenti funerari allineati lungo una strada che usciva dalla città di Nuceria e si dirigeva verso Oriente. Attualmente sono visibili tre monumenti sui sette individuati: il monumento dei Corneli, quello dei Lutatii e quello dei Numisii.
Necropoli monumentale di Pizzone. Foto di Angelo D’Ambra
D’età medioevale sono poi gli affascinanti resti del castello che si trova sulla collina di Sant’Andrea in posizione strategica tra Napoli e Salerno. Sulle sue origini non vi sono fonti certe, molto probabilmente è stato costruito dai Longobardi intorno al 600. La sua più antica attestazione risale al 984 da un documento del Codex Diplomaticus Cavensis.
Torre del Castello di Nocera. Foto di Alfonso Pergolesi
Nel corso dei secoli subì una serie di rimaneggiamenti come riflesso dei cambiamenti dei tempi. Attualmente rinveniamo una serie di strutture che vanno dalla fase normanna, alla fase normanno-sveva, a quella angioina, per finire a quella ottocentesca e della prima metà del secolo scorso, allorquando il castello divenne dimora dei personaggi di spicco della borghesia locale. Esso era caratterizzato da una triplice cinta muraria, ciascuna munita di torri. Nella parte sommitale del castello di Nocera è ancora visibile la torre pentagonale, alta 24 metri e fatta costruire da Riccardo Filangieri intorno al 1229-1230. Fu proprio da questa torre che nel 1385 Papa Urbano VI lanciò le sue scomuniche alle truppe assedianti del re di Napoli Carlo di Durazzo.
Castello di Nocera. Foto di Alfonso Pergolesi
Appartenne a Niccolò Acciaiuoli, Gran Siniscalco del Regno di Napoli amico di Giovanni Boccaccio che ospitò nel 1362. Vi fu imprigionata Giovanna I di Napoli nel 1381 prima di essere trasferita nella fortezza di Muro Lucano, dove rimase vittima dei sicari del cugino usurpatore Carlo di Durazzo. Altra prigioniera illustre fu Elena Ducas, moglie del re di Sicilia, Manfredi di Svevia, sconfitto dalle truppe di Carlo d’Angiò nella battaglia di Benevento del 1266. Il castello cominciò il suo declino nel periodo aragonese finché nell’800 fu acquistato dai baroni de Guidobaldi che ne fecero una villa residenziale e vi ospitarono, nel 1855, Ferdinando II durante la costruzione delle ferrovie.
Chiostro della Badia di Cava dei Tirreni. Foto di Edoardo Spagnuolo
Da Nocera è semplice incamminarsi verso Cava de’ Tirreni alla volta della sua Badia. Quest’imponente romitorio benedettino è sorto abbarbicato sulla roccia nel 1011 e custodisce il grande patrimonio, per lo più inesplorato, che porta il nome di Codex diplomaticus Cavensis.
Ambone del dodicesimo secolo, donato da Ruggero II all’abbazia di Cava. Foto di Edoardo Spagnuolo
L’abbazia è composta dal monastero e dalla chiesa con facciata barocca di Giovanni del Gaizo. Oltre all’interessante museo, è degno di nota il piccolo chiostro di forme romaniche.Si segnalano ancora le cappelle dell’antica basilica, che custodiscono il paliotto marmoreo dell’XI secolo, le sculture di Tino di Camaino ed il pavimento in maiolica del XV secolo, la cripta del XII secolo che ospita numerose tombe e l’ambone del dodicesimo secolo, donato da Ruggero II.
Autore: Alfonso Pergolesi