Tagliaboschi, mulattieri e guardiaboschi
E’ inverno. Il vento gelido del nord bussa con veemenza agli usci delle case riscaldate da caloriferi elettrici, stufe a pellet, termosifoni alimentati a gas e/o a gasolio, caldaie che bruciano tutto, termocamini e chi più ne ha più ne metta. Un tempo l’unica fonte di riscaldamento era il fuoco del camino alimentato dalla legna. Boscaioli e mulattieri lavoravano alacremente per rifornire il paese della preziosa fonte, tagliata nei boschi esuberanti offerti dalla generosa montagna, utilizzata per alimentare i forni, adibiti alla cottura del pane e i camini, aventi la doppia funzione di fonte di calore nei freddi mesi invernali e di quotidiana e lenta cottura dei cibi nella pignàta, caratteristico contenitore di terra cotta, con acqua piovana per mantenere la cottura al dente. Gli alberi individuati per il taglio, fino ad un diametro del tronco tra i venti e i cinquanta centimetri, si abbattevano con la scure. Una volta cadute le piante, il tronco veniva ridotto in pezzi di legna di circa un metro e accatastata per essere misurata a canne, unità di misura locale dei boscaioli corrispondente a circa un metro cubo. Preparate una grande quantità di canne, per il trasporto della legna in paese entravano in azione i mulattieri. Con il carico in groppa i mulattieri seguivano i quadrupedi a piedi fino ai depositi o presso le case dei privati acquirenti. Al ritorno vi montavano sopra, in un via vai interminabile, dalle prime ore dell’alba fino al tramonto, lungo i sentieri montani, i vicoli e le scalinate del paese. Soventi erano gli scontri con i guardaboschi demaniali addetti alla sorveglianza e al controllo del patrimonio silvicolo. Mulattieri e guardaboschi vivevano un rapporto, in alcuni casi di rispetto in altre circostanze di netta contrapposizione, di ironica presa in giro, fondamentalmente basato sull’elusione delle rigide leggi del legnatico. Nel 1873 famosi erano i guardaboschi comunali Salvatore Rinaldi e Angelo Perugini che percepivano dal Comune di Pontelandolfo uno stipendio mensile di complessive 25,50 lire.
Gabriele Palladino