Intervista a Martina Del Negro, Vincitrice del Concorso “Racconti di Sogno”
Giorgio Correnti
Come ultima intervista, vediamo la nostra vincitrice del concorso Racconti di Sogno: Martina Del Negro. Martina ha partecipato con il racconto “Il sarto di sogni”, un racconto di “Una Cenerentola veneziana del ‘700, con uno stile di scrittura che ti affascina e che si addice molto al racconto stesso“. Tra i vari commenti dei giudici, è stato detto “Il suo lessico è oltremodo lodevole, l’attenzione con cui ha raccolto informazioni sulla Venezia del diciottesimo secolo e sui tessuti è più che evidente, la sua capacità di scrittura è superlativa (…) La storia è originale nella sua ambientazione, ma nello schema di base e nel suo svolgimento richiama molti altri racconti già visti. Ma è un pregio, in quanto ripropone la fiaba della Sirenetta di Andersen riadattandola al contesto e dando ai protagonisti un lieto fine”
Vediamo l’intervista.
Una storia affascinante, forse non originalissima, ma ben scritta, ben narrata e molto avvincente. Come nasce Il sarto di sogni?
Il racconto nasce dall’ispirazione che traggo dal guardare con una certa “malinconia” alle epoche passate. Da sempre, infatti, mi affascina l’antico, con le sue arti e i suoi mestieri, con le sue credenze e le sue superstizioni, con la sua purezza di sentimenti non ancora contaminati dal progresso. Sono convinta che non vi sia ragione di vivere i tempi moderni, senza nutrire interesse verso quelli antichi. Nessuno, sfortunatamente, possiede una macchina del tempo con la quale viaggiare attraverso i secoli e godere di ciò che presto potrebbe venire dimenticato. Eppure, se l’impossibilità di teletrasporto rappresenta un limite della natura umana, proprio in quanto umani, ci scopriamo possessori indiscussi di un immenso potere: quello delle parole. Componendo e miscelando tra loro lettere, simboli e pezzi di frasi, siamo in grado di costruire gli infiniti mondi possibili in cui vorremmo essere stati o in cui ci piacerebbe, un giorno, andare.“Il sarto di sogni” è nato quindi come il vascello che mi ha accompagnata a solcare le acque di un’epoca dolce e lontana.L’ho concepito con lo scopo di concedere un lungo viaggio a me stessa, prima ancora che agli altri.
Uno dei punti di forza del racconto, era lo stile di scrittura, molto attinente al tempo in cui è ambientato il racconto. Capace di farci assaporare il periodo storico. Come nasce questa scrittura? Come nasce la Martina scrittrice?
Fin da bambina, mentre le mie coetanee giocavano con le bambole o a nascondino, io preferivo starmene seduta a terra, con un quaderno malandato tra le mani, a scrivere storie, a inventare personaggi e ad immaginare che diventassero miei amici. Crescendo, capii che quella propensione per la scrittura non poteva che essere chiamata passione. Ho imparato, col tempo, a scegliere con cura le parole, a limare i pensieri fino a renderli il più possibile “fotografici”. Ho avvertito sempre l’esigenza di descrivere una scena con dovizia di particolari, per fare in modo che il lettore potesse vederla muoversi dinanzi ai propri occhi, come se stesse guardando un quadro. Nel caso de “Il sarto di sogni”, per poter scrivere in maniera attinente all’epoca trattata, ho innanzitutto studiato la conformazione della Venezia antica. Poi sono passata a documentarmi sulle tradizioni e sulle figure politiche del tempo, per giungere, infine, a conoscere l’intero inventario di stoffe e attrezzi da sartoria esistenti. Curioso è stato scoprire che gli strass, quei minuscoli dischetti luccicanti che tanto ci danno l’idea di freschezza e modernità, siano stati inventati proprio nel lontano 1700.
Quanto c’è di Clotilde in Martina? E c’è un Lorenzo e una storia come la loro anche nella vita della scrittrice?
Il personaggio di Clotilde mi rappresenta per quella “ingenua” speranza che non abbandona un cuore giovane e per quella convinzione che, oltre alla fisicità del reale, vi sia di più. Ma soprattutto ciò che mi accomuna a lei, è la propensione di ricercare i segreti che le cose celano dietro la propria apparenza e le storie che hanno da raccontarmi.
Il personaggio di Lorenzo è invece ispirato, contrariamente a quanto si possa pensare, ad una donna: colei che è stata presenza fondamentale e necessaria nella mia vita, colei che mi rattoppava i pantaloni imbastendoli col filo dell’amore.
Purtroppo non conosco coppie che abbiano alle spalle una storia simile a quella del sarto e dell’apprendista ma voglio pensare che nel mondo, due innamorati come loro, esistano davvero e che si amino con quella genuinità e autenticità che troppo spesso, al giorno d’oggi, mancano.
Dove sogna di arrivare Martina? Era questo il suo primo concorso? O è una veterana che già ha scritto qualcosa di importante?
Se penso ad un traguardo, non riesco a visualizzarlo nitidamente. Per il momento mi basta giungere il più lontano possibile da ogni mio punto di partenza.
Non è questo il mio primo concorso. Ho preso parte a numerose “sfide”, conquistando per alcune, piccole vittorie. E’ il caso del Concorso Internazionale di Poesia “Il castello di Duino”, edizione 2008, in cui mi sono distinta nella fascia under 16 con il componimento “La voce del silenzio”. Quest’anno, inoltre, “Nylon”, racconto breve, è stato inserito nell’antologia “BReVi AUTORI”, volume III. Infine, il racconto “Dieci volte nel pozzo” è stato inserito nell’antologia “DIECI”. Entrambe le raccolte sono state curate da BraviAutori.it
Infine, non voglio fare un’altra domanda, ma un augurio: auguro a Martina di poter scrivere ancora, magari qualcosa di importante. Hai già qualcosa in mente? Continueremo a leggere il tuo nome?
Ho in programma la stesura di un libro nel quale mi piacerebbe sperimentare l’inserimento di elementi atipici rispetto a quelli canonici utilizzati per un tradizionale testo scritto. Sarà una sfida a lungo termine ma, senza dubbio, stimolante. Nel frattempo continuerò a scrivere non abbandonando la speranza di giungere dall’altra parte degli ostacoli che mi separano dal mio sogno fatto d’inchiostro. Ma se così non fosse, poco importa. Non sarò, forse, nessuno per gli altri ma sarò stata qualcuno per me stessa.
Augurando a Martina una gloriosa carriera fatta d’inchiostro, come l’ha descritta lei, non ci resta che augurarvi una buona lettura de Il sarto di sogni e di farvene assaggiare un piccolo estratto. Troverete il racconto completo nella raccolta Racconti di Sogno.
“(…) Aghi, puntaspilli, ditali, metri, manichini di legno e cartamodelli regnavano sulla scena. Era tutto quanto occorresse a Lorenzo per lavorare a ciò che egli stesso definiva l’arte di cucire i sogni. Egli, infatti,considerava se stesso, con buona ragione, un artista.Ugualmente ad un pittore che rendesse visibili su di una tela immagini impresse nel proprio cervello, il sarto faceva dei desideri e dei sogni, ospitati nel petto dei clienti, capolavori da indossare. Dalla sua sartoria venivano fuori abiti tanto autentici da sembrare dotati di vita propria, così originali da illudere, soprattutto le donne che, indossandoli, potessero sentirsi per una sera ciò che avevano sempre voluto. (…)”
– Giorgio Correnti –