Italia messa bene

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È tutta questione di… saper faticare.

Le solite contraddizioni del nostro amato Paese. E la situazione non è rosea, anche se potrebbe esserlo.

Dal rapporto Censis 2017 emergono dati che ci dicono in quale condizione mentale ed economica versiamo, quale futuro ci attende e persino in quale direzione stiamo andando. E dal mio punto di vista, la situazione non è proprio rosea, specialmente se pensiamo ai nostri giovani.

(Rapporto Censis 2017: l’Italia dei rancori e senza miti, quale futuro per il paese?
Rapporto Censis 2017: ripresa economica ma Italia rancorosa, ecco i dati contrastanti fotografati dall’ultimo rapporto. di Chiara Lanari, pubblicato il 01 Dicembre 2017
E’ un’Italia divisa e floscia quella che emerge dal cinquantunesimo rapporto Censis sulla situazione attuale del paese, un’Italia che sembra economicamente in ripresa ma senza valori: crescono i consumi per l’intrattenimento, pay tv, mostre, cinema, eventi e smartphone con il boom delle vendite. Un quadro che cozza con quello del resto d’Europa dove, invece, i consumi per i “piaceri della vita” sembrano in calo.
Rapporto Censis 2017 dati contrastanti)

Senza sogni, certezze e persino con sentimenti rancorosi. Non proprio il meglio che si possa augurare a qualcuno che abbia di fronte un futuro. Perché siamo arrivati a questi punti? Siamo sicuri che si tratti solo di questioni legate all’ultima crisi economica, peraltro, secondo gli esperti, in via di risoluzione? No, non ci credo. Penso che le ragioni siano altrove, e forse da rintracciare in modi di pensare tipici di quella superficialità che un benessere sfrenato può portare con sé, con le solite differenze tutte italiane tra il Nord ed il Sud.

In questa Italia consumiamo sempre di più per le cose che non servono a nulla, come l’intrattenimento, la pay tv e lo smartphone, proprio il contrario di quello che accade nel resto d’Europa, dove questi consumi sono in calo. È come se non volessimo pensare a costruirci un futuro professionale, e in effetti, i giovani sono sempre meno qualificati nella professione che svolgono, se per caso la svolgono ancora qui. La maggiore parte di loro emigra, convinta che qui non vi sia futuro. Insomma, il Bel Paese turistico e paesaggistico è diventato un Paese finto, televisivo, in grado di offrire prodotti come Master Chef, X Factor, Amici, il Grande Fratello Vip, e cose di questo genere.

Quando ci si affida a tutto ciò che è futile, significa che l’immaginario collettivo di una nazione è andato in pezzi, si è frantumato dietro il peso di una sfiducia verso se stessi e verso il prossimo. E così non andiamo da nessuna parte. Lo dico specialmente ai giovani, perché senza i loro progetti una Nazione è moribonda, anche quando crediamo che grazie alla loro età, ricca di potenziali risorse, le cose si aggiusteranno. È vero, tutto si aggiusta, se vogliamo aggiustare. Non basta far trascorrere il tempo perché avvenga un miglioramento. Bisogna credere in noi stessi, far circolare autostima, fiducia e contrastare quella paura che fa tanto comodo a coloro che ci vendono noia, emozioni a basso costo e quasi sempre negative. Senza fatica e determinazione, il mondo non può che peggiorare, e non solo in Italia, ma ovunque, in qualsiasi luogo. E intanto aumenta il rancore, con l’idea che il posto fisso sia la cosa più sana e giusta da desiderare, pur sapendo che è sempre più difficile passare da una classe sociale all’altra. Insomma, sarà forse il caso di pensare a porre rimedio, almeno per il nostri nipoti.

Come? Con una responsabilità verso il futuro condivisa e vissuta tutti i giorni da tutti noi, dalla famiglia alla scuola e specialmente dai media, che tanta forza possiedono, specialmente nel condizionare la visione del mondo. Insomma, cerchiamo di capire che possiamo avere un futuro, concreto, reale e positivo, se cambiamo il nostro modo di vivere il presente. Forse occorre fatica, meno intrattenimento, e rendersi conto che con il rancore, la cattiveria e l’aggressività verso tutto e tutti ci facciamo solo del male, a noi stessi, prima ancora che agli altri.

 
alessandro_bertirotti3Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È stato docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).

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