Cristo fashion
È tutta questione di… miseria.
Ora abbiamo anche la possibilità di travestire on line Gesù Cristo.(http://www.jesusdressup.com/number2.html)
È arduo il tentativo di definire, oltre l’ovvia blasfemia, queste alzate di ingegno dell’epoca contemporanea, perché le cause potrebbero, come penso effettivamente siano, trovarsi in molte situazioni. Fatto sta, che questa ulteriore trovata contribuisce a produrre la convinzione che tutto quello che fino ad ora è stato considerato sacro è invece simile al resto degli oggetti e dei significati del mondo consumistico.
Non voglio soffermarmi sul concetto di sacro, sul suo significato etimologico e la funzione culturale, perché la cosa richiederebbe tempo e spazio, e le considerazioni andrebbero oltre i limiti di un blog. Tuttavia, voglio concentrarmi sul costante e continuo tentativo, secondo me, di banalizzare importanti aspetti della vita quotidiana umana, in qualsiasi cultura del mondo.
Sono espressioni pedestri e triviali con le quali si insegna ai giovani e agli adulti che tutto è a misura d’uomo, che questa misura oltrepassa i confini della realtà storica, della tradizione. In questo modo, stiamo educando la nostra mente alla convinzione che tutto possa essere ridicolizzato, proprio per un potere megalomanico umano di rapportare le cose, compreso l’idea di Dio, nell’ambito di una personale gestione. Certo, come mi dice sempre la mia cara amica Paola Maria Baudini, dovremmo poter ridere con tutto, e non di tutto. E la cosa mi ricorda la famosa frase del frate assassino nel testo di Umberto Eco, Il nome della rosa, quando affermava che il pericolo si nasconde dietro la possibilità di ridere di tutte le cose.
Quando tutto diventa ridicolo, specialmente i contenuti di una personale, intima spiritualità, oppure sensibilità, nulla ha più veramente importanza. Non esiste più nulla di cui essere gelosi proprietari, perché ogni profondità personale equivale all’apparenza.
Inoltre, con questa meravigliosa trovata insegniamo a coprire le nefandezze della nostra umanità. Possiamo occultare, con abiti alla moda, un morto in croce, per farlo sfilare, come una barbie. E tutto senza un sentimento di colpa personale, perché quando la massa compie azioni mostruose, il mostro non è più presente, forte di una debosciata legittimazione culturale.
Direi che stiamo scavando proprio bene, questo fondo di umanità.
Sempre più bravi.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È stato docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).
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