Elda Rubbo -Una denuncia di grande attualità

RID cop elda

 

LA DISGRAZIA DI UNA PICCOLA AZIENDA TESSILE CHE AVREBBE VOLUTO LAVORARE LA LANA DELLE PECORE DI PONTELANDOLFO:
PAESE DIVENUTO DA QUINDICI ANNI IN QUA’ IL PIU’ DISGRAZIATO DELLA PROVINCIA DI BENEVENTO

Verso l’anno 1904 mio nonno, cavaliere del lavoro Carlantonio Rubbo, che era anche sindaco di Pontelandolfo, faceva eseguire indagini idrogeologiche giacché, proprietario di una delle tre sorgenti più importanti di questo comune, progettava una caduta d’acqua per lo sviluppo di energia elettrica. Le ricerche fecero supporre ed evidenziarono la fortuna e ricchezza di questa terra, cioè quella di possedere uno o più bacini sotterranei, situati questi nel ventre delle nostre montagne e colline.
Infatti è da questi che, nel nostro territorio scaturiscono numerose sorgenti d’acqua. Non per retorico ornamento a ciò che sto scrivendo ma per coerenza e chiarezza faccio l’elenco di queste acque che, pur chiamandosi « fontane » sono, piccole o medie, tutte sorgenti.

Dalla parte sinistra del Monte Calvello, a scendere giù abbiamo: Fontana Cerasa, Acqua del Monte, Fontana Tre fontane, Fontana Vecchia, Fontana Cristina, Fontana Silenzola, Acqua del Campo (la seconda sorgente per ordine di importanza, a Pontelandolfo), Fontana dell’Orso, Fontana Velotta. Ed ecco quelle che si dalla parte destra, guardando monte Calvello: Acqua dei Gamberi, Patemia, Martino, Fontana dell’Olmo, Sant’Elmo (sorgente che, si può dire, sia al quarto posto per ordine di importanza), Acqua del Conte (que¬sta è la più importante di tutto il territorio)), Grotte (terzo posto pe rimportanza), Jella, Fontanelle, Stefano, Mardara.
Non abbiamo segnato quelle più insignificanti ma è d’uopo continuare l’elenco delle sorgenti alimentate sempre dagli stessi bacini, e precisamente quelle che, per un raggio di circa 40 chilometri, cioè dai tenimenti di Cerreto Sannita a quelli di Guardia Sanframondi, San Lupo, Casalduni e Campolattaro che fanno cerchio al territorio di Pontelandolfo. Anche queste acque vengo-no chiamate « fontane » ma noi diremo sorgenti, perché tali sono: Sorgente Abbeveratoio, Sorgente Cola Paolo, Sorgente acque della Lepre, Sorgente Tre fontane, Sorgente Viscosa, Sorgente Paradiso, Sorgente La Grotta (da non confondere con quella di Pontelandolfo’ denominata Grotte), Sorgente Macioccio, altra sorgente denominata Tre Fontane, Sorgente Acqua di Cristo, Sor-gente Santinaria, Sorgente Creta Rossa, Sorgente Spina, -Sorgente Cenzo, Sorgente di Ambre, Sorgente Fossa Le Coppe, Sorgente Libertà, Sorgente Noce, Sorgente Pantanelle, Sorgente Fontanella, Sorgente Arule, Sorgente S. Angelo, seconda sorgente denominata Abbeveratoio, Sorgente Colle Tonno, Sorgente Acqua Fabbricata, Sorgente Sorienzelle, Sorgente Angelo, Sorgente Zeppetella, Sorgente Il Lago, Sorgente Acqua del Carpano, Sorgente di Volgare, Sorgente le Olio, Sorgente Strafola, Sorgente Mannara, Sorgente Sauco, Sorgente Telara, Sorgente Vittoria, Sorgente Botticella, Sorger te i Tremiti.
Basta servirsi di una comune cartina topografica della zona per accertarsi dell’esistenza di queste fonti di ottima acqua di cui, per lo meno una trentina sono in tenimento di Cerreto Sannita e Guardia Sanframondi e dieci circa nei comuni di S. Lupo, Casalduni e Campolattaro, delle sole esistenti immediatamente prossime ai tenimenti di Pontelandolfo e non di altre sempre appartenenti ai detti comuni. Non si tratta certamente delle acque di Cassano o di Caposele o di Serino che danno migliaia di litri al minuto secondo ma sono pur sempre una ricchezza per il nostro territorio. La saggezza e l’intelligenza umana hanno sempre apprezzato e valorizzato il grande dono che è l’acqua e, come veri tesori, le tengono quasi nascoste. Da qualche decennio a questa parte Dio ha privato Pontelandolfo di tale saggezza ed acume e, quasi come una fatale maledizione l’ha ridotto per anni alla sete ed al lerciume. Ritornando intanto alla storia della Sorgente Grotte la quale, pur essendo la terza del nostro territorio, per ordine di importanza e pur essendo di proprietà di mio nonno, era la medesima che alimentava l’acquedotto comunale.
Questa sorgente che a differenza di altre dà un’acqua un po’ calcarea, presenta ancora, diciamo, le sue strane strutturazioni naturali.
Nel periodo invernale, ad esempio, si intorbida a causa di immissione di acqua piovana che, a chilometri di distanza, presso il monte Calvello, forma un lago che purtroppo ha delle aperture nella terra le quali svuotano questi livellandolo e precipitando però nel seno stesso
‘ della montagna raggiungendo la grotta ed uscendone l’acqua colorata di terra, dalla medesima.
Poiché mai nessuno è intervenuto nel cuore di questa bellissima grotta a, fare dei lavori di raccolta di quest’acqua, essa ne usciva e ne esce ancora, divisa in più punti creando almeno quattro o cinque scaturigini a polle nel raggio di qualche diecina di metri. Appunto una di queste alimentava l’acquedotto comunale prima che i depredatori venissero a togliercela. Allorquando, verso il 1932, il paese aveva bisogno di accrescere un po’ la portata della conduttura, mio padre concesse al podestà di allora, di prelevare un altro di quei piccoli rivoli e propriamente quello che scaturiva nel giardino della nostra casa, per immetterlo nel serbatoio comunale. In cambio, il podestà promise che, non avremmo mai pagato il canone dell’acqua per la nostra abitazione al rione S. Donato. In quegli anni però le acque vennero dichiarate pubbliche e subito, i comuni di Fragneto Monforte e Fragneto l’Abate che da anni si erano consorziati per la costruzione del loro acquedotto, chiesero di espropriare la sorgente Grotte. A seguito di questo, nessuno dei nostri concittadini che pronunciarono la balordissima frase: « I Rubbo hanno venduto l’acqua di Pontelandolfo », si chiese mai perché il comune o il podestà di allora non si fosse opposto, consigliando magari di rivolgersi altrove? E’ facile dire che i podestà erano più in dovere di dedicarsi ai saggi ginnici ed alle parate in divisa che non pensare all’economia dei comuni, invece qui dobbiamo sottolineare e ribadire che il podestà dell’epoca, sapeva bene che Pontelandolfo possedeva altra acqua ed anche migliore di qualità di quella che bevevamo. Ribadiamo ancoraa che egli avrebbe potuto usufruire immediatamente anche di quella che si « perdeva » presso la medesima Sorgente Grotta e non gli conveniva quindi di pagare l’indennizzo che invece, i detti comuni di Fragneto Monforte e l’Abate dovettero pagare a noi che, stando la detta Sorgente Grotta ubicata nella maniera in cui si trovava; facente corpo con l’incile del mulino di nostra proprietà, venivamo ad essere gravemente danneggiati dall’esproprio.
E’ inutile dire, cari concittadini, che noi abbiamo venduto l’acqua, perché anche quella della Sorgente Grotte l’avreste potuta benissimo avete tutta, se l’aveste voluta, altrimenti noi ve l’avremmo potuta dare solo dopo che essa fosse passata attraverso le nostre turbine e le ruote dei nostri mulini, dato che il buon Dio così aveva concesso a noi nella vita, facendo acquistare la detta sorgente a mio nonno. Il podestà dunque forse non aveva sbagliato a non opporsi conoscendo il nostro territorio ricco d’acqua (a qualcuno è capitato di trovare polle d’acque, scavando per le fondamenta della propria casa).
I guai per gli abitanti di Pontelandolfo sono cominciati dopo la guerra, quando c’è stato cioè l’avvento dei sindacii e degli uomini politici lanciati e spinti nelle gare–di -sfruttamenty del denaro’ pubblico per « arditi’» piani di « sviluppo » (a beneficio vero delle popolazioni o, con quest’ultimo beneficio per solo qualche persona), per industrializzazioni ed acculturamenti vari ma, riducendo, nel nostro caso, il paese alla verità crudele e dura della sete e della degradazione totale, con annientamento di attività lavorative e distruzione dell’igiene.
Spendere del tempo per andare incontro ai bisogni più umili di chi lavora è assurdità per chi deve adope¬rarsi per sovrabbondanti o quasi, progetti di strutture e sviluppi culturali e ricreativi, per molta gente ancora, troppo gratuiti e superflui (la gente che lavora desidera più di bere un sorso d’acqua fresca e di fare un bagno).
Si certo, l’industrializzazione, spesso pubblicizzata e decantata anche sulle pagine dei giornali c’è stata e ben presto la risia piccola azienda ne subì le conseguenze. L’impianto dei telai meccanici faceva fermare i vecchi telai a mano, a causa della grande quantità che immettevano sui mercati a prezzi più ridotti. Se si prendesse ad esempio, il nome di qualche località dove vendevamo il nostro prodotto gli anni precedenti all’industrializzazione. Assisi:- delle venti e più ditte da noi fornite, ne restarono solo due. Capri: da diciotto ne restarono anche due. Sorrento: i quindici negozii che acqui¬stavano da noi si ridussero a tre, ecc. In me quindi si rendeva sempre più necessaria l’idea di dedicarmi alla produzione di tessuti pregiati artistici a mano special-mente di quelli eseguiti con la lana delle pecore di Pon-telandolfo molto adatta per tappeti ed arazzi. In una pagina di un libro di un noto avvocato pubblicista di Benevento: « Tempo perduto » di Togo Bozzi, che per caso mi è venuto fra le mani, ho letto questa affermazione: « Un animale, la pecora, che nell’antichità, nel vicino passato, in tutti i popoli civili rappresentò una fonte di ricchezza, dai nostri uomini politici è stato messo al bando, perché si ritiene che, dove esiste la pecora non vi è progresso ».
E’ forse questa una giustificazione alla commiserazione che suscitò una mia lettera indirizzata circa tre lustri or sono, al sindaco del tempo, per chiedere l’acqua per sgrassare la lana, affinché la mia piccola azienda po-tesse sopravvivere. Quando mi rivolsi anche alle autorità provinciali per sollecitare la stessa cosa, costoro furono assicurati dagli amministratori del mio paese che « le industrie di Pontelandolfo non hanno bisogno di sgrassare la lana, perché essi acquistano i loro filati già pronti per la tessitura ».
Incompresa e derisa e la mia richiesta cestinata impedendo lo sviluppo di un lavoro quanto mai prezioso e bello. A volte, quando ci è stato ordinato uno di questi tappeti in pura lana di Pontelandolfo, e purtroppo si è dovuta sgrassare e tingere la lana, ricordo che abbiamo dovuto caricare un grosso caldaio sul portagabagli della mia auto, la legna ed alcune conche, e ci siamo dovute recare lì, presso la discussa Sorgente Grotte, a prelevare l’acqua da una delle sue pollee e rivoli, si, sempre di quelli che, da bambina mi avevano cantata la ninna nanna per addormentarmi.
Chi per caso si fosse trovato a passare in quel momento, avrebbe osservato quel gruppo di giovani donne attorno ad un caldaio pieno d’acqua posto su di alcune pietre, ad accendere un grosso fuoco sotto il medesimo caldaio. In questo modo preparano i pasti le zingare che, spesso, attraversano i nostri paesi ed a tale nomadismo eravamo noi ridotte!
Oppure, così arrossate dal fuoco e dal fumo degli sterpi, quelle povere ragazze sarebbero apparse come delle streghe intente a preparare i loro intrugli. In attesa che l’acqua bollisse io mi appartavo e sedevo presso l’acqua che scorreva, facendomi prendere questa volta dal biblico ricordo di donne piangenti presso i rivi d’acque e fiumi…
Lì quand’ero ragazza lo stesso sussurrio di quell’acqua aveva accompagnato le note della mia chitarra e ricordo ancora che lo stesso mormorio avesse la tonalità del sol e così cantavo le mie stornellate mentre ora la stessa acqua doveva accompagnare il mio lamento e raccogliere le lagrime che mi cadevano dagli occhi. Si, certamente piangevo nel trovarmi in una situazione così drammatica e triste per la mia terra!
Che fatti paradossali possiede il meridione d’Italia!
Che triste condizione la nostra! Che miseria di logica e raziocinio!
Ed all’indomani forse non mi sarei dovuta recare a pagare le tasse della categoria B1 ?, cioè dell’industria? Ed ecco che arriva il momento in cui le ossa dei nostri morti si saranno rivoltate nelle urne. Il Consorzio dell’Alto Calore, invece di rivolgersi, è proprio il caso di dire, ad altre fonti di altri comuni, capta l’acqua della sorgente più importante di Pontelandolfo: l’acqua del Campo e, vorrei rivolgermi a quei cittadini che in tutti questi lustri più hanno sofferto per la mancanza di ac-qua, per dire loro che la cosa più assurda e incredibile è stata quella, non di portare acqua in qualche povero paese che ne sia veramente privo, ma dell’acqua di questa nostra sorgente è stata data proprio al territorio che possiede le diecine di sorgenti da noi elencate o, per lo meno è più vicino ad esse, di chilometri anziché alla nostra acqua del Campo! E come l’anima dei nostri poveri morti può stare in pace e le loro ossa non rivoltarsi nelle urne? A seguito di questo tristissimo stato di cose, nel novembre del 1967, un comitato di agitazione affisse un manifesto: « Cittadini, PER MANCANZA DI ACQUA le nostre industrie tessili non possono lavare la lana (questo si riferiva al laboratorio della sottoscritta), i nostri fornai non possono panificare.
I frantoi non possono aprire i battenti.
I meccanici non possono lavare le auto.
I riscaldamenti a termosifone non possono funzionare. Le costruzioni edili sono ferme.
Gli ambulatori dei medici funzionano in modo irregolare.
I bar non possono osservare alcuna forma igienica.
Nelle scuole gli alunni non possono usufruire dei gabinetti di decenza.
Le massaie non possono cucinare.
Il pericolo di una epidemia è sempre attuale.
Ma tutto ciò non interessa né l’Amministrazione comunale, né il Consorzio Idrico dell’Alto Calore. La inadempienza contrattuale, la tracotanza, l’impudenza di quest’ultimo hanno superato ogni limite. Esso, infatti, insensibile a qualsiasi richiamo della sofferenza di una intera popolazione – sofferenza che certamente non ignora per le mille lamentele avutesi – si permette anche di usare imposizioni e minacce a cittadini rei soltanto di ribellarsi a uno stato di cose, da pochi voluto e imposto, ma mai accettato dalla stragrande maggioranza della popolazione.

FINO A QUANDO SOPPORTEREMO CHE SI ABUSI DELLA NOSTRA TOLLERANZA?
Sopporteremo ancora che, un Ente che non è in condizioni PER SEI MESI ALL’ANNO di erogarci più di un’ora di acqua al giorno, ci imponga il pagamento di un minimo garentito di litri 300 di acqua?
Soporteremo, ancora, noi che dalla nascita abbiamo goduto delle acque più limpide e più fresche della no¬stra Provincia, di essere condannati a bere acqua clorata, tanto clorata che non scioglie il sapone e fa sentire nausea dei cibi? Sopporteremo ancora, che le nostre piccole industrie chiudano e non aprono i battenti, che i nostri figli non possono frequentare le scuole, che le nostre massaie non possono cucinare, che i nostri medici non possono far funzionare i loro ambulatori? Le autorità amministrative e sanitarie, locali e provinciali, dove si nascondono per non vedere lo scempio che si sta facendo del nostro sacrosanto diritto ad avere l’acqua per i più elementari bisogni? Le acque che zampillavano dalle nostre fontane ora dovrebbero servire ad alimentare gli acquedotti di ben dieci comuni. Ma il risultato è quello che sta dinanzi ai nostri occhi e cioè che nessuno di detti comuni ha l’acqua a sufficienza. Mentre, ed è ben sottolinearlo, centinaia di litri d’acqua al secondo della nostra vicina provincia di Avellino (vedi quelle di Cassano Irpino) restano inutilizzate o al servizio di ben altri scopi.

CONCITTADINI

se fu un grave errore aderire al Consorzio e, più grave ancora concedergli la gestione dell’acquedotto, senza aver prima proceduto alle regolari consegne e senza aver preteso prima la costruzione del nuovo acquedotto (già finanziato) e la erogazione del quantitativo di acqua che per decreto ministeriale era stato assegnato a questa popolazione urbana, oggi è delittuoso mantenere l’adesione.
Dopo le prove di questa estate e di questo autunno, il tempo dei palliativi dovrebbe essere finito… Si torni all’acquedotto comunale.
Ci si sciolga dal Consorzio che non ci ha dato e non potrà darci alcun beneficio. Si ricredano, se in buona fede, coloro che ci hano ridotto in queste condizioni e una volta almeno antepongano gli interessi del loro paese alla loro politica. Il Comitato di Agitazione – 26 novembre 1967).
Malgrado il manifesto dettato dal dolore e dalla disperazione del popolo di Pontelandolfo, e malgrado i consigli e suggerimenti che si davano agli stessi ammini-stratori, costoro, invece di darsi da fare diciamo, copiando anche il podestà, cioè facendo aggiungere acqua nella condotta comunale di quella che si « sprecava » lì presso la Sorgente Grotte, o captandola da altre sorgenti o, come è avvenuto anche in altri paesi, scavando dei pozzi, il sindaco, in data 15 luglio del 1968, invece di rivolgersi alla popolazione con parole di scuse e di invito alla pazienza, fa la seguente ordinanza con parole gonfie di imposizione ed intimidazione:


COMUNE DI PONTELANDOLFO
(Provincia di Benevento)

IL SINDACO

Constatato che con l’inoltrarsi della stagione estiva la portata delle sorgenti di alimentazione del civico ac-quedotto si è notevolmente ridotta;
Considerato che in conseguenza si ravvisa la neces-sità di disciplinare l’erogazione dell’acqua potabile e di vietare che essa sia utilizzata per usi diversi da quelli domestici onde assicurare, sia pure con le limitazioni del caso, l’approvvigionamento idrico dell’intero abitato;
Visti gli artt. 152 e seguenti del Testo Unico 4-2-1915,, n. 148;

ORDINA

1°) Con decorrenza immediata e fino a nuove dispo-sizioni, l’erogazione dell’acqua sarà disciplinata dal se-guente orario di servizio:
a) dalle ore 23,30 alle ore 6 del grivo l’erogazione dell’acqua sarà sospesa per l’intero abitato;
b) dalle ore 14 alle ore 18 sarà sospesa l’erogazione alle utenze poste a valle della Stazione Forestale;
c) dalle ore 12 alle ore 18 sospensione dell’eroga-zióne alle utenze di Via Manganiello e Via Municipio.
2°) E’ vietato attingere acqua alle fontane pubbliche o private per usi diversi da quello domestico.
Nei confronti degli utenti privati che si rendessero contravventori alla presente ordinanza sarà provveduto alla immediata sospensione della fornitura dell’acqua, senza pregiudizio delle eventuali sanzioni penali.
Il fontaniere comunale e gli Agenti Municipali sono incaricati dell’esecuzione della presente ordinanza.

Pontelandolfo, lì 15 luglio 1968
Il Sindaco: G. Perugini


Chi, trovandosi al posto di questa piccola azienda e conoscendo quali e quante possibilità di acqua avesse Pontelandolfo, non avrebbe capito l’ostruzionismo che si faceva all’idea di sviluppare un lavoro prezioso e genuino? Ci è stato impedito quindi di lavorare e di se¬guire la nostra linea di sviluppo dell’azienda stessa che, a causa di questo si è andata sempre più riducendo. In questi 13 anni di sofferenze e dolore vi è stato un mo-mento in cui sembrava che il destino volesse porre fine a questa assurda situazione, facendo cadere 1’ammin% strazione così dispotica ma ahimé quale altra triste sorte ci toccava!

La cocciutaggine di un uomo che di Pontelandolfo non conosceva né le sorgenti d’acqua, né l’attaccamento almeno di una parte di questa popolazione alla… pecora, né la sua laboriosità, né moltissime altre cose e fece perdere del tempo prezioso per quelli che, non appena fu consentito loro di potersi interessare dei bisogni più veri-:e sacrosanti della popolazione che oramai da lustri era caduta in,una disgrazia simile, immediatamente pen-sarono di captare l’acqua di una sorgente freschissima
di ottima qualità, detta sant’Elmo. Un mese ancora di lavoro sarebbe bastato perché quest’acqua potesse rag-giungere le nostre case.
E che cosa avviene in questo ormai sfortunato e disgraziato paese?
Il ritorno della vecchia amministrazione che non continuò questi lavori due anni fa, riducendoci ad una situazione estrema.
L’acquiescenza delle autorità sanitarie che invece dovrebbero dichiarare lo stato di emergenza per que¬sta popolazione giunta ormai ai limiti della sopportazione, fa persistere ancora questo stato di cose.
Fu significativa la frase disperata dell’emigrante venuto a passare  l’estate » a Pontelandolfo. A questi che affrettava la sua partenza fu chiesto: « perché ti allontani proprio domani e non attendi la prossima festa che terminerà con ” l’incendio della torre? ” ». Costui rispose: « ma perché non incendiate sul serio tutto il paese e non solo il finto incendio della torre, giacché questa mattina non avevo un po’ d’acqua per sbarbarmi? ».
Da quest’ultima attestazione si può desumere lo stato d’animo ed il giudizio della gente che, dopo anni ritorna a Pontelandolfo e non trova più acqua, neppure per potersi lavare la faccia. E’ dunque possibile immaginare la sofferenza e la disperazione di chi, da più di 15 anni vive in questa situazione! Si informino le autorità se è vero o non che, in alcuni punti di Pontelandolfo sia scoppiata un’epidemia di pidocchi i quali per mo non  sono veicoli di tifo ma, se lo stato di cattive condizioni igieniche dovesse perdurare, lo potrebbero diventare. Altro che gli estesissimi svaghi estivi che dovrebbero sollazzare gli emigranti in vacanza ed i lavoratori madidi di sudore e sporcizia!
E l’acqua, sorella acqua, direbbe S. Francesco di Assisi, per fortuna a Pontelandolfo ancora scorre a poche centinaia di metri da noi. Un giorno dello scorso agosto sitibonda, corsi a rivederla, lassù in montagna; limpida, fresca, chiara e dolce acqua, e bevvi! Tuffai il viso e le mani nella sua trasparenza e vidi i tubi lì, presso di essa, che avrebbero dovuto condurla a noi e vi dissi ancora una volta che Pontelandolfo ridiventa di tanto in tanto, fatalmente, uno dei paesi più disgraziati della nostra provincia!
ELDA RUBBO

Tipografie A. RAULO – Via San Sebastiano 39 • Telefono 218924 – Napoli, novembre 1981


Sono trascorsi cica 50 anni ma la triste storia di ripete, situazione idrica al 10 Agosto 2017

Rimostranza di un cittadino di Pontelandolfo

Ieri e tanti altri giorni alle 20.00 già non c’era acqua e l’orario per chiuderla è alle 22.00, almeno così si raccontava.
“Doccia” con salviettine umidificate.
Oggi,(10 agosto) dalle 14.00 più o meno l’hanno già tolta…quindi o “doccia” con salviettine umidificate anche oggi, o vado casarienn…
Un post per avvisare vista la tanta tecnologia che ci circonda?
Voglio capire tutto, che non piove, questi che la vanno a chiudere, ma avvisate almeno, come cavolo dobbiamo fare….? Una doccia, non chiedo il mondo!!!


Comunicato del Sindaco di Pontelandolfo

10 Agosto 2017

Oggi stiamo vivendo un altra drammatica giornata causa la scellerata gestione della risorsa idrica da parte dell alto calore.Non abbiamo proceduto a nessuna chiusura anticipata,a seguito di una segnalazione intorno alle 14 che una zona di pontelandolfo non aveva acqua abbiamo eseguito un immediato sopralluogo al serbatoio di smistamento e potuto amaramente prendere atto che era completamente vuoto in quanto dai 3 litri a secondo che ci venivano erogati e che consentivano la fornitura a tutto il centro almeno nelle ore diurne si era passati ad un litro a secondo senza nessun preavviso e con la logica conseguenza di svuotamento del serbatoio.Dopo tante telefonate ai vertici dell’azienda abbiamo ottenuto il ripristino di una fornitura media non sufficiente comunque all immediato ripristino dell’erogazione,seguiranno più tardi e in serata altri sopralluoghi per verificare lo stato di fatto,contiamo per domani mattina di ripristinare la regolare erogazione a tutti.Oramai questa gestione è sfiancante,tutti voi sapete che è un dipendente comunale a fare le operazioni di chiusura e apertura e non toccherebbe a noi cosi come non toccherebbe a noi vigilare,lo facciamo per ridurre ed evitare disservizi,molto spesso vi dicono che la colpa è della nostra rete idrica che è un colabrodo,bene,da metà giugno presso la ditta futuraflex sono depositati 20mila euro di tubi pagati dal comune di Pontelandolfo per la sostituzione di 3 km di rete idrica,ad oggi non sono partiti i lavori per mancanza di personale,a proposito poi del personale dopo aver ottenuto di nuovo la presenza di due agenti sul nostro territorio oggi scopriamo che uno dei due è in ferie.Martedì ho trasmesso una lettera di diffida per i continui disservizi,visto l evolversi della situazione e d accordo con sindaci di comuni limitrofi l unica via che ci resta da intraprendere per far rispettare un sacrosanto diritto dei cittadini è quella giudiziaria e nonostante personalmente sono stato sempre contrario,lo faremo.Vi terremo informati sull evolversi della situazione garantendo un continuo e costante impegno per evitare nuovi disservizi.

Gianfranco Rinaldi