L’AMICIZIA TRA IL REGNO DI NAPOLI E LA RUSSIA HA LE SUE RADICI NELLA PERSONALE AMICIZIA TRA I BORBONE DI NAPOLI E GLI ZAR DI RUSSIA.
Il giorno 8 sttembre 2017 si celebra l’antico legame tra Napoli e la Russia che fu suggellata con il dono dello zar Nicola I alla città di Napoli della celebre coppia di cavalli con domatori in bronzo. Un legame politico, militare e commerciale, che fu interrotto con l’Unità d’Italia, che sprofondò l’antica capitale napoletana ed il Regno delle Due Sicilie nel più profondo disastro sociale ed economico, che dura tuttoggi.
Napoli e San Pietroburgo, allora capitale della Russia, furono legate da un ponte d’amicizia testimoniato dai cavalli di bronzo russi, che ornano l’ingresso dei giardini di Palazzo Reale di Napoli ed un’altra coppia identica posta all’inizio del Ponte Anickov sul fiume Neva a San Pietroburgo. Il ponte fu anche commerciale perché l’incontro tra i due amici sovrani intensificò i rapporti politico–commerciali tra lo stato russo e quello duociliano. Fu così che a Kronstadt, una località isolana di fronte la Capitale russa, si realizzò una fabbrica uguale a quella di Pietrarsa tanto ammirata dallo Zar; furono poi replicati a San Pietroburgo i successi del Teatro San Carlo, mentre a Napoli si cominciò a gustare la bontà del baccalà del baltico e l’importanza del grano duro che aprì la strada a lavorazioni pregiate come quella della pasta e della pastiera napoletana. Gli intensi scambi artistico-culturali continuarono per molto tempo e non è un caso che uno dei maggiori architetti che in quegli anni modellarono l’ex Capitale russa sia stato il napoletano Carlo Domenico Rossi, poi naturalizzato russo. Ma anche il musicista napolitano G. Paisiello per lunghi anni deliziò la corte Russa. La pittrice russa Irina Federava ebbe a dire all’epoca che i russi erano particolarmente grati al Regno di Napoli perché ”a partire dal XVIII secolo, questi divenne la culla dei migliori talenti russi: pittori, scrittori, compositori, critici letterari”. Persino la canzone più famosa del mondo, ‘O sole mio, fu scritta nel 1898 per un concerto da tenersi a San Pietroburgo e nacque ad Odessa laddove Giovanni Capurro fu ispirato da un’alba sul Mar nero e, in un impeto nostalgico, diede inconsapevolmente vita ad uno dei più grandi capolavori della storia della musica.
Su invito dello Zar i Borbone di Napoli inviarono in Crimea maestranze qualificate nell’agricoltura, allevamento, nelle bonifiche con lo scopo di sviluppare economicamente quelle terre depresse della Russia. Queste comunità napolitane, che all’inizio del XIX secolo ivi si trasferirono lasciando il caldo sole del Regno di Napoli hanno oggi in quei luoghi i loro discendenti e sono ricordati da una stele monumentaria voluta da Putin. Sulle basi marmoree dei “cavalli di bronzo” ancora oggi è scolpita in latino la testimonianza dell’amicizia e della stima tra i due sovrani che produsse quegli scambi commerciali e culturali dagli innegabili vantaggi reciproci. Ponendo la Napoli Capitale dei Borbone al centro dell’Europa che conta ed in ogni campo, a dispetto di quella di oggi post-unitaria ai margini della normalità.
Altri due eventi di importanza internazionale certificano l’indissolubile legame tra i due Stati e popoli. Nella guerra di Crimea combattuta dal 1853 al 1856, che vide l’aggressione della Russia da parte dell’impero ottomano, Francia, Regno Unito e Regno di Piemonte, non partecipò il Regno delle Due Sicilie, dichiardosi neutrale, ma offrì alla Russia i propri porti nel Mediterraneo per l’assistenza alla flotta e nonostante l’embargo commerciale imposto dalla coalizione aggressore, Napoli commerciò con l’impero Russo. Colpa che ebbe un peso decisivo nella decisione Inglese di organizzare la caduta dei Borbone finanziando Garibaldi e l’invasione del Regno delle Due Sicilie. Un altro più emblematico evento sancì l’indissolubile legame tra il Regno di Napoli e la Russia, fu la riconquista del Regno da parte dei Borbone di Napoli grazie al determinante aiuto militare dello Zar a favore dell’Armata della Santa Fede del cardinale Ruffo, che il 13 giugno 1799 entrò trionfante nella Napoli liberata, sconfiggendo l’esercito dell’invasore francese e delle sanguinarie milizie locali, che imposero ai napoletani per sei mesi la sanguinosa dittatura della pseudo repubblica partenopea. Nella circostanza lo Zar Paolo I inviò in aiuto dei Borbone quattro battaglioni di soldati dell’esercito regolare russo, due battaglioni di cosacchi e tre navi da guerra.
Pertanto con la celebrazione odierna si vuole rinverdire l’antico legame e proclamare il 13 giugno gionata dell’amicizia tra Napoli e la Russia.
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