Sesso d’identità

sessodidentità-150x150Sesso d’identità
È tutta questione di… stupidità.

Questa è la notizia.(Addio in Canada all’identificazione del sesso nei documenti.La mossa, sposata dal premier Justin Trudeau, porta il Paese a unirsi ad almeno altre otto nazioni che offrono una terza opzione sui passaporti, sulle carte d’identità e le patenti di guida- Michele Ardengo – Sab, 26/08/2017 A partire dal 31 agosto, in Canada si avranno tre opzioni tra cui scegliere il genere di appartenenza da indicare su passaporti o altri documenti: oltre ai tradizionali “maschio” e “femmina” ci sarà anche la “X”.)

Secondo il ministro canadese, si tratta di una ulteriore conquista in direzione del rispetto delle identità personali. Ora, provo ad esporre una precisazione, seppure molto brevemente, circa il concetto di identità personale perché in questo mondo, se le cose vanno come tutti possiamo vedere, ho la sensazione che ci sia una grande confusione. Certo, una confusione che, almeno in Italia, porta voti, ma non produce nessuna sviluppo intelligente.

Continuano a venderci l’idea che per definire l’identità di una persona sia importante avere la possibilità di indicare con una X il non sentirsi maschio oppure femmina. È affermare che la specificazione sessuale coincide, sovrapponendosi totalmente, a quella individuale e comportamentale.

Facciamo un esempio molto pratico, di ordine pubblico oppure di emergenza. Nessuno di questi grandi luminari contemporanei, ha mai pensato che l’affermazione del proprio genere biologico all’interno di una carta d’identità, può essere funzionale ad un riconoscimento immediato in caso di necessità o di pericolo. Cercare una persona di cui non si capisce assolutamente se i tratti somatici siano assimilabili al sesso maschile oppure al femminile, significa non agevolare eventuali ricerche, tanto in caso di pericolo che di necessità.

Ma questa è solo una delle tante utilità che possono risiedere nell’indicare il proprio sesso su un documento d’identità. Il fatto che una persona eserciti la propria individualità sessuale sentendosi maschio o femmina, e che quindi si possa vestire come crede, è completamente indipendente dall’essere biologicamente maschio oppure femmina. Vi sono molti maschi con comportamenti femminili e che si credono virili, e vi sono molte femmine che sono invece delle virago. E tutto questo in apparenza. E qui l’apparenza conta, prima ancora della sostanza.

Sono invece completamente d’accordo, nel caso in cui siamo in presenza di una persona che sta facendo una transizione di tipo sessuale, e che quindi sta cambiando i connotati biologici del proprio sesso. Ma anche in quel caso, perché non dare la possibilità di inserire la M e la F contemporaneamente, al posto di una X che significa essere poco più di un oggetto? Non è certo la Generazione X che auspicava vent’anni fa Ambra Angiolini!

I gay che conosco io sono maschi oppure femmine, e rimangono gay. Con una X non cambiano né in meglio né in peggio. Restano la bellezza che sanno dimostrare, come tutti gli etero di questo mondo.

 

 

 
alessandro_bertirotti3Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È stato docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).

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