Poveri noi
È tutta questione di… giusta misura.
Qualche settimana fa, ho avuto una bellissima chiacchierata con un caro amico, Marco Palombi. Si occupa di economia da parecchi anni e commentando la situazione generale mondiale che stiamo vivendo, mi ha raccontato quello che ora io vi scrivo.
Un suo amico, o meglio un conoscente, politico all’interno del consiglio comunale di Roma, appartenente ad uno schieramento di cui non faccio il nome per mia vergogna, era particolarmente onorato di aver stretto la mano al procuratore antimafia della capitale. Le parole che il politico utilizzava erano comunque significative, perché diceva di aver conosciuto un eroe.
La nostra chiacchierata, quindi, verteva su quelli che oggi i giovani politici ritengono essere gli eroi. È davvero allucinante il livello di ignoranza di questi individui, e direi, a questo punto, anche di deficienza (e i miei lettori sanno che utilizzo questi termini nella loro accezione etimologica).
Scusatemi tanto, se sono dunque inopportuno. Se una persona che fa il suo dovere, per il quale è pagato da tutti i contribuenti, ha deciso di essere uno dei servitori dello Stato, come peraltro sono tutti cittadini onesti, è oggi diventato un eroe, c’è qualcuno in grado di sapermi dire chi sono davvero gli eroi? Che dire dei martiri delle due guerre d’indipendenza, delle due guerre mondiali? E poi, di Ugo Foscolo, Giosuè Carducci, Alessandro Manzoni, Michelangelo, Leonardo, Caravaggio? Mi fermo.
Oggi, è talmente raro trovare qualcuno che nell’esercizio del proprio ruolo sociale faccia esattamente ciò per cui è pagato, che ci stupiamo di una normalità e di una ovvietà che diventa quindi un’offesa a tutti coloro che nella loro vita quotidiana svolgono silenziosamente il loro compito. E mi riferisco anche al caso di normali pubblici ufficiali: persone che compiono il loro dovere e non sono degli eroi, ma che sembrano tali solo per il fatto che vi sono altri individui che non lo compiono quasi mai, per non dire mai. E magari, si chiamano onorevoli.
Ecco perché siamo politicamente disastrati: abbiamo deficienti, ignoranti e presuntuosi. E non possiamo quindi attenderci che la nostra nazione abbia un futuro, un progetto verso il domani se siamo guidati da questi dementi.
Siamo noi gli onorevoli di tutti giorni, quelli sono solo disonorevoli.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È stato docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).
Scrivi una mail a Alessandro Bertirotti