CHI SONO I NEOBORBONICI E CHI NE HA PAURA?
“CRONACHE DI NAPOLI” 27/8/17 (prima pagina, grazie a Domenico Palmiero).
“Un errore snobbare i neoborbonici: il successo della loro impostazione è evidente”: lo ha scritto qualche giorno fa su Repubblica il prof. Luigi Musella, docente di storia alla Federico II di Napoli. Ma chi sono questi neoborbonici e chi ha paura di loro? Il Movimento Neoborbonico nacque a Napoli con il sottoscritto e con Riccardo Pazzaglia nel 1993 per passare una “serata insieme a parlare male di Garibaldi”. Una provocazione per quelle oltre 400 persone convocate al Borgo Marinaro di Napoli tra storia e ironia. Ma dalla provocazione fin nel nome (ci accusate di essere arretrati e “borbonici” e noi lo rivendichiamo con orgoglio) si è passati ad un vero e proprio progetto (solo) culturale fino a diventare il più antico, attivo e diffuso movimento meridionalista/sudista/duosiciliano (oltre 6000 pagine di rassegna stampa, un’attività -totalmente autofinanziata- ogni 3 giorni, migliaia di simpatizzanti e iscritti -gratis- alla nostra Rete di Informazione delle Due Sicilie, 20.000 iscritti ai gruppi fb e al sito neoborbonici.it con circa 11 milioni di contatti in una decina di anni). Un successo oggettivo, un trend vero e proprio (dalle scuole agli stadi con le nostre bandiere delle Due Sicilie) fino ad arrivare a quella “stragrande maggioranza dell’intellettualità diffusa” riconosciuta dai Galli della Loggia. Obiettivi? Ricerche e divulgazione e tre step fondamentali: Memoria Orgoglio e Riscatto. Siamo convinti che ai nostri ragazzi abbiamo il diritto e il dovere di raccontare che prima dell’unità d’Italia vantavamo primati culturali ed economici (redditi, pil, industrie, commercio, demografia, iscritti alle università, flotta, teatri, assenza totale di emigrazione ecc.ec.ecc.) e questi primati solo dopo i saccheggi, i massacri (altro che “briganti”) e le deportazioni “risorgimentali” diventarono tutti negativi, dati archivistici e ricerche di diversi accademici onesti alla mano… Le questioni meridionali nacquero solo con Garibaldi, Savoia e compagni e da 150 anni le classi dirigenti e i loro formatori (anche meridionali) non le hanno risolte e sono sempre più gravi se è vero che (come dice l’Istat) il Sud sta diventando un deserto. Qualche settimana fa la Regione Basilicata e la Regione Puglia hanno votato quasi all’unanimità una (bella) mozione del M5S per un giorno della memoria per le vittime meridionali dell’unità d’Italia (il 13 febbraio, giorno della fine del Regno a Gaeta e data che da anni celebriamo). Da oltre un mese infuria un dibattito sui quotidiani italiani quasi tutto finalizzato (con l’eccezione di qualche giornale più corretto come quello sul quale stiamo scrivendo) ad “impedire che si raccontino storie diverse da quelle raccontate dagli storici ufficiali”: un gruppo di accademici pugliesi ha addirittura raccolto circa 1000 firme online (noi oltre 7000 in pochi giorni su change.org e vi invitiamo a votare ancora “per difendere il giorno della memoria”). Dicono che le nostre storie sarebbero “divisive” ma non si sono accorti che l’Italia, purtroppo, è già divisa e da 150 anni i nostri giovani hanno la metà dei diritti, del lavoro, dei servizi e delle speranze rispetto ai giovani del resto dell’Italia e dell’Europa. Noi non vogliamo tornare indietro nel tempo e neanche dividere l’Italia ma l’esatto contrario: assicurare in futuro “par condicio” a quei giovani e dargli (con più radici e più consapevolezza) una strada diversa da quella che da 150 anni gli proponiamo (l’emigrazione). Chi si oppone alla memoria e ai neoborbonici ha capito (in ritardo) che il nostro obiettivo è cambiare proprio classi dirigenti e formatori dando spazio (finalmente) a giovani radicati e fieri che possano (veramente) cambiare questo Paese.
Gennaro De Crescenzo
Presidente Movimento Neoborbonico