Lui chi è?
È tutta questione di… disonestà.
In effetti, nel leggere questo articolo non possiamo che concordare.
(Se non difendiamo i nostri confini, l’immigrazione distruggerà il popolo Italiano
Adesso basta! I nostri governanti non lo vogliono capire oppure fanno finta. Probabilmente la seconda, perché per risolvere il problema dell’immigrazione selvaggia che colpisce l’Italia serve essere incisivi. Bisogna sfoderare il pugno di ferro. Lo stivale è la porta del Mar Mediterraneo e nel Mare Nostrum serve essere padroni. Padroni politicamente, padroni economicamente, padroni culturalmente e padroni militarmente. Il governo nostrano, invece, vuole cedere, a cadenza giornaliera, la propria sovranità. Dove si bagnano le nostre coste si scontrano interessi enormi, gli stessi che ogni parlamento, meritevole di questo nome, dovrebbe far rispettare. Invece dobbiamo chinare la testa, continuamente. Siete “solo chiacchiere e distintivo, chiacchiere e distintivo, solo chiacchiere e distintivo”, per fare il verso ad Al Capone, interpretato da Robert De Niro nella pellicola Gli Intoccabili. […] http://www.andreapasini.it%20www.TrezzanoSulNaviglio.it )
Il gioco delle Maschere di Pirandello, tanti personaggi… ma difficile riconoscerli. Almeno, nelle storie del sommo scrittore, avevano un nome e una storia originale. Qui la storia che stiamo scrivendo racconta di esseri umani privati di identità, per essere sfruttati peggio degli schiavi. Strumentalizzati, per indebolire un sistema e riuscire a globalizzare il caos.
A chi fa gioco questo tipo di situazione? Solo a coloro che desiderano creare un popolo sempre più governabile perché spaesato, abbandonato e senza prospettive. E non bisogna essere antropologi per vedere la cattiva eredità che stiamo lasciando ai giovani.
Dal punto di vista evolutivo, la nostra specie, è vero, si è sempre spostata da un luogo all’altro considerato più idoneo all’accoglienza: oggi il tutto accade in tempi e flussi troppo veloci, per smaltire la cosa senza creare malcontento. Si sta trasformando una possibilità in esigenza e un’esigenza in possibilità per gli altri, ma a spese nostre. Non solo con la moneta ma con la salute.
Normale amministrazione umana ci dicono. La distinzione surrettizia in migranti economici e migranti politici è solo fumo negli occhi. Un migrante è tale, politicamente perché economicamente ed economicamente perché politicamente.
Scritto questo, la questione ulteriore è: “Che tipologia di migranti entra nella nostra nazione”? Povera gente, morti di fame, oppure neo-laureati in grado di produrre il pil della nazione che li ospita? Abbiamo, sì o no, nuovi individui, in grado di sostituire questa classe politica e dirigente, che rappresenta il vero e spalmato disonore universale antropologico? Non lo so, a me sembra proprio di no. Che tipo di investimento indica allora questa tipologica di immigrati?
Ho sempre sostenuto che il concetto di identità nazionale non ha più valore, come nei tempi in cui era possibile essere uno Stato.
Ora che siamo Uniti, però, risulta solo una semplice chimera.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È stato docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).
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