Marò, emergono nuove manipolazioni indiane

Marò, emergono nuove manipolazioni indiane: rotte, proiettili e autopsia
Dalle carte depositate ad Amburgo sorgono altri dubbi sulla veridicità dei dati legati al processo di Girone e Latorre. Rotte modificate e tracce “cancellate”?

 Rotta modificata, proiettili diversi da quelli in dotazione ai marò e peschereccio smontato. Emergono nuovi dettagli sul caso Latorre-Girone dalle carte depositate ad Amburgo, alla cancelleria del Tribunale internazionale del diritto del mare. I dati furono manipolati ai danni dei nostri fucilieri di Marina? Il caso si complica ulteriormente.
Marò, emergono nuove manipolazioni indiane: rotte, proiettili e autopsia

A far sorgere nuovi dubbi sulla vicenda, che si trascina da oltre tre anni, è il “Giorno”. Rotta, pallottole, autopsia i nodi delle incongruenze legate a quanto accadde il 15 febbraio 2012, quando quei due pescatori furono uccisi al largo del Kerala.

La rotta – Esaminando quanto risulta in maniera automatica allo Ship Security Alarm System, il sistema di allarme subito attivato a bordo della nave, le due imbarcazioni, la petroliera e il peschereccio, passarono a 920 metri di distanza e non a 50 come si sostiene nella “Scena del crimine”. E i proiettili partiti dalla Lexie sarebbero arrivati sul peschereccio da sinistra e non da destra, la fiancata su cui sono stati trovati i fori delle pallottole. A uccidere il pescatore Valentine Jelestine fu una pallottola molto più grande di quelle in dotazione ai marò, come diversa fu l’ogiva che colpì Ajish Pink, che non poteva partire dai fucili utilizzati da Latorre e Girone.

I proiettili – Ed eccoci dunque alle pallottole: quelle dei due marò erano lunghe 23 millimetri e si sarebbero accorciate in seguito all’impatto con il tessuto osseo dei due pescatori. Ma le verifiche effettuate non danno certezze in materia, come se lo scopo delle indagini fosse stato quello di confermare la tesi della colpevolezza dei due fucilieri. D’altra parte, anche gli orari non coincidono. Ufficialmente l’assalto sventato alla Lexie risale alle 16,30 del 15 febbraio, orario che noi coincide in realtà con quello di cui parla il comandante del peschereccio, il Saint Antony, che dichiarò a suo tempo che la sparatoria risale alle 21,30.

Autopsia – Il professor Sasikala parla di proiettili molto diversi da quelli in dotazione ai marò. Ma il perito balistico Nisha assicura che le pallottole partirono “da fucili calibro 5 e 56 ad alta velocità, dall’alto verso il basso e da grande distanza”. L’ipotesi è che si arrivi a questa conclusione (la perizia è del 19 aprile 2012) in questo modo: i sequestri della petroliera Lexie si concludono il 25 febbraio, secondo quanto si legge sulle carte depositate dall’India. Quindi, c’è tutto il tempo per sparare usando i mitra dei marò e recuperare i proiettili. Peccato che nel Kerala non sappiano che regola della marina italiana è che ogni fuciliere ha una sua arma individuale e non di reparto. I colpi fatali non arrivano quindi dai mitra dei due marò, ma da quelli di altri ufficiali.

Infine, la questione dell’imbarcazione dei pescatori: il 23 giugno 2012 il Saint Antony viene fatto colare a picco e salvato in extremis. Dissequestrato dalla magistratura, doveva essere conservato. Ma l’imbarcazione viene smontata e l’acqua invade il vano macchine. Recuperato troppo tardi, senza più tracce di polvere da sparo.