Il muro,
il muro che ci costruiamo intorno, che affaccia sugli altri verso ciò che reputiamo diverso, è di superficie labile e plasmabile. E l’amicizia che ci piace, intorno, lo trasforma ai nostri piedi.
Abbassiamo il muro dell’incomprensione per sentirci amati, e da amati sciogliamo quella pietra, creiamo l’acqua, ci bagniamo i piedi.
La pulsione a creare qualcosa di nuovo è la meravigliosa combinazione di eventi e parole che, come una gara, corrono, corrono più veloce verso la fine della nostra vita, per non scordarci di noi e renderci immortali.
L’amicizia più vera, più vecchia d’eventi, rimane un cerotto per agli amori trascorsi male, per chi mangerà dai nostri sentimenti, rubando quello che trabocca dal nostro muro, trasformando la pietra in marmo e l’anima in succo.
#lamiabuonaabitudine: chiama un amico con cui ti sei lasciato male; costruisci ponti e non muri; chiama una persona prima che lo faccia lei; non avere paura delle cose vere.
Doris Eleonora Millia