Stato senza vergogna

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È tutta questione di… saper giudicare.

Ognuno di noi ha il diritto e, secondo me, persino il dovere di esprimere le proprie idee e di comunicare con agio e chiarezza le proprie convinzioni. Quando si è, però, una delle tre cariche più importanti di uno Stato è necessario almeno conoscere la funzione del proprio ruolo e ricordare che tale posizione è il risultato di molte morti, tragedie e sofferenze. Certo, parliamo di cittadini che hanno lasciato questo mondo sacrificandosi per una patria, ma in questo periodo, la morte per un ideale non interessa a coloro che ci governano. Almeno, a un certo tipo di governanti.

Al di là delle proprie intime convinzioni, i rappresentanti di uno Stato, hanno l’obbligo, il dovere intellettuale, di sollecitare e stimolare nei propri cittadini sentimenti di appartenenza e di fierezza. Essere italiani, europei, e dunque cittadini del mondo significa produrre azioni che tutelino il proprio patrimonio storico e culturale, e sappiano riversare questa stessa fierezza a favore dell’umanità in generale. Non esiste nessun pacifista vero, reale e sincero, che non riconosca il sacrificio di coloro che un tempo hanno lottato e sono morti per la libertà di cui ora egli può godere. Disconoscere questo, come è accaduto, con atteggiamenti, smorfie, assenza di simboli, e una comunicazione triste e subdola è sintomo di decadenza istituzionale, che viene invece gabellata per espressione progressista (persino nelle repliche).

Con questo voglio esprimere il mio parere di cittadino e di appartenente ad uno Stato mal rappresentato. Come essere umano cerco di gestire il dolore e lo smarrimento, specialmente di fronte al pensiero che tra pochi anni gli abitanti di questo Paese non sapranno di quali ricchezze sono eredi e da quale storia discendono.

La memoria, utile per conoscere il punto di partenza delle cose umane, rende l’Uomo forte e capace di superarsi. Oggi, i giovani pensano di dovere fare poco più di nulla. Hanno ragione, non avendo modelli da imitare ed eventualmente superare.

Ecco perché, prego e chiedo scusa io a tutti quei defunti italiani che hanno dato tutto, anche la vita, per la mia libertà. Mi vergogno e impotente mi addoloro, pensando che non tutti vogliono il bene di questo paese, mondo, pianeta.
alessandro_bertirotti2Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura. Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).

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