Napoli tra corsi e ricorsi storici, 140 anni fa il primo piccone per risanare la città
di Gigi Di Fiore
I luoghi di Napoli raccontano storie, anche non lontanissime, che spesso riportano a dibattiti e polemiche degli ultimi tempi. Il 13 giugno prossimo, cade l’anniversario dei 140 anni dal primo piccone del risanamento urbanistico nell’intricato centro storico cittadino. Lo ricordava una malandata lapide in via Flavio Gioia: “Il Duca di Sandonato – sindaco di Napoli – inaugura la boinifica generale dei fondaci – con l’apertura di questa strada – 13 giugno 1877.
Di tempo ne è passato. Sette anni dopo, arrivò il colera, poi le polemiche e gli articoli di Matilde Serao, le promesse del governo sul risanamento di Napoli, con lo “sventramento” di antichi vicoli e la costruzione di corso Umberto, la galleria e altri quartieri. Quel Gennaro Sambiase duca di Sandonato fu, tra i sindaci napoletani negli anni post-unitari, uno dei più caratteristici. Alto, grosso e “largo come una nave mercantile” scrisse il giornalista Francesco Dell’Erba, fu primo cittadino dal 1876 al 1878.
Era il più napoletano tra i napoletani e, quando in città arrivò per la prima volta il re Vittorio Emanuele II, gli sentì dire: “Duca, eccomi nel vostro vicereame”. Fu quel sindaco a risolvere il problema della fornitura di acqua alla città, firmando il contratto di conduttura e trasporto dal fiume Serino. Un acquedotto enorme, inaugurato il 25 giugno 1881, sostituendo la fornitura d’acqua da 11836 pozzi, di cui ben 7351 erano considerati “infetti”.
Ieri e oggi. Due altre opere sono legate a quel sindaco-duca e ci riportano a polemiche contemporanee. Fu lui a volere quella Cassa armonica nella Villa comunale che, scrisse sempre Dell’Erba, “si trasformava in un gran salone all’aperto, dove la sera conveniva tutta l’alta e media borghesia napoletana ed anche l’aristrocrazia”. Come la Cassa armonica sia stata ridotta dai cantieri della Linea tramviaria rapida è storia nota, come gli impegni a ristrutturarla e portarla agli antichi splendori. Per non parlare di via Caracciolo, ribattezzata oggi “lungomare liberato”. La costruzione fu iniziata dal duca di Sandonato, poi la via venne pavimentata. Allora auto non ne esistevano e tutti decantavano la suggestione di quella passeggiata. Le polemiche sorsero sull’illuminazione tra chi voleva tenere i fanali a gas e chi sostituirli. Il tema era la difesa di, fu scritto, “uno degli angoli più belli del mondo”. Corsi e ricorsi.
Lunedì 22 Maggio 2017
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