L’insediamento di età romana seppellito per sempre

L’insediamento di età romana seppellito per sempre

Nel 2004 un insediamento antico fu riportato alla luce in località Coste Chiavarine nell’area montana di Pontelandolfo. Le indagini archeologiche condotte nel sito dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici delle province di Salerno, Avellino e Benevento affidate all’archeologo Andrea De Tommasi e dall’Associazione Archeoclub d’Italia in quell’epoca sede di Pontelandolfo e Morcone facente capo ad Antimo Alnbini, grazie al finanziamento reso disponibile dalla Comunità Montana del Titerno sul Fondo della Montagna, evidenziarono la presenza dei resti strutturali di un insediamento rustico di età romana ascrivibile genericamente alla fase primo-imperiale (I – II sec. d. C.). Si tratta di un complesso di ambienti adiacenti, collegati in antico da alcuni passaggi di comunicazione i cui elementi si sono parzialmente conservati, articolati su più livelli degradanti verso il fondo valle, in direzione sud. Diversi furono i reperti rinvenuti tra i più significativi alcuni oggetti in bronzo, ferro e osso relativi al corredo personale o alla varia dotazione strumentale, che pur rappresentando tecnicamente dei “residui” archeologici, data la loro posizione stratigrafica di rinvenimento, risultarono, insieme al resto dei rinvenimenti, i primi elementi di riflessione sulla vita e sulle attività quotidiane degli abitanti dell’insediamento. Stessa valenza archeologica assumono tutti i reperti ceramici allora recuperati, specie se considerati in seno alle diverse classi tipologiche e funzionali che erano evidentemente connesse ai diversi utilizzi (ceramiche da mensa; da cucina; di suppellettile varia come lucerne; da conserva o trasporto come la ceramica comune, le anfore e i dolia; elementi di copertura degli ambienti, come le tegole ed i coppi, etc.). Altro punto di interesse straordinario fu il rinvenimento di due inumazioni di età medievale e dai reperti ad esse associati, tra i quali si evidenziavano sei monete del X sec. d.C. (Follis di Costantino VII e Zoe (913 – 919 d.C.) della tomba 1, che aggiungevano ulteriori tasselli al mosaico della microstoria del sito indagato. L’insediamento di grande interesse e valore storico, sembrava allora riportato a nuova vita, oggi uno strato di tessuto non tessuto lo seppellisce nel buio di una tomba forse eterna. Peccato!

Gabriele Palladino