In Italia siamo peggio di Trump?
È tutta questione di… paura.
In effetti, a leggere questi dati statistici qualche legittima domanda, anche antropologico-mentale, emerge e, a questo proposito, cerco di evidenziare alcune considerazioni generali.(Dopo l’ultimo episodio nel Lodigiano, crescono gli italiani che giustificano la reazione armata: +11% in un anno)
Il Far West è nato grazie a pistole, pistoleri e sceriffi. Il nostro Occidente, oltre ai film di Sergio Leone, ama questo stile di vita: essere eroi nella propria vita, per sé (il self made man ne è una espressione culturale evidente), e per gli altri, paladini della giustizia sociale. E di per sé, nulla da eccepire, dal momento che queste forme di ideale dell’io nascono da azioni migratorie alla conquista di ampi spazi geografici. Ogni esodo, più o meno volontario che sia, implica l’esplorazione di territori che possono nascondere, ovunque, sorprese e difficoltà esistenziali.
Certo, una volta conquistata la proprietà privata, il territorio nel quale crescere i propri figli, e una casa, con il sudore della propria fronte, diventa legittimo difendere tale postazione, sia per la sopravvivenza di sé stessi che della prole, alla quale la nostra specie provvede per molto tempo. Siamo, non si dimentichi, una delle specie viventi più immature, per quello che riguarda la conquista dell’autonomia (e forse non solo in questo ambito…).
Sulla base di questi naturali principi antropologico-evolutivi, la mente umana ragiona in termini di difesa quando il proprio territorio domestico è minacciato da pericoli che mettono a dura prova qualsiasi legittima reazione difensiva. Inoltre, come i dati della ricerca statistica rivelano, le azioni di legittima difesa sono particolarmente aggressive fra le popolazioni che vivono in piccoli centri, anche isolati, e in stato di solitudine.
Qualsiasi società che desideri un elevato livello di sicurezza deve abbandonare l’idea di un elevato livello di libertà. Dunque, se si pensa che esista una esagerata legittima difesa, tale pensiero deve essere direttamente proporzionale ad un sistema sociale generalizzato che garantisca una altrettanto legittima sicurezza. Questo non avviene nella nostra nazione, come in molte altre.
Ecco perché, dal punto di vista mentale, la popolazione vuole difendersi, visto che lo Stato nel quale vive, e al quale paga quantità spropositate di tasse (almeno nel caso della nostra nazione) non garantisce nessuna sicurezza. E non voglio ora trattare la mancanza di personale fra le forze dell’ordine. Ma si sa: sono più importanti i vitalizi e le pensioni. Tutti diritti acquisiti, mentre il diritto di vivere in sicurezza, del proprio lavoro e con le proprie sane abitudini è sempre più optional e, a quanto pare, molto meno acquisito.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura. Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).
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