Elezioni francesi: Rivoluzione populista o status quo?

Elezioni francesi: Rivoluzione populista o status quo?

di Soeren Kern
29 marzo 2017

Pezzo in lingua originale inglese: French Elections: Populist Revolution or Status Quo?
Traduzioni di Angelita La Spada

“Se la bolla Macron non scoppierà, questo potrebbe significare il riallineamento, non solo della politica francese, ma della politica occidentale in generale, passando dalla divisione tra destra e sinistra, che ha definito la politica occidentale a partire dalla Rivoluzione francese, a una divisione tra il popolo e le élites.” – Pascal-Emmanuel Gobry, analista politico francese.

“Questa divisione non è più tra destra e sinistra, ma tra patrioti e globalisti.” – Marine Le Pen, candidata alle presidenziali francesi.

La corsa alle elezioni presidenziali francesi è partita ufficialmente il 18 marzo, quando il Consiglio costituzionale ha annunciato che saranno undici i candidati che si contenderanno la poltrona più alta di Francia.

Le presidenziali francesi sono seguite con attenzione nel paese e altrove come un segnale del malcontento popolare nei confronti dei partiti tradizione e dell’Unione Europea, come pure per il multiculturalismo e la persistente migrazione di massa dal mondo musulmano.

Il primo turno delle elezioni si terrà il 23 aprile. Se nessun candidato otterrà la maggioranza assoluta, i primi due vincitori si sfideranno al ballottaggio del 7 maggio.

Se si tenessero oggi le elezioni, il candidato indipendente “progressista” Emmanuel Macron, che non ha mai ricoperto alcuna carica elettiva, sarebbe il prossimo presidente della Francia, secondo diversi sondaggi di opinione.

Un sondaggio BVA-Orange diffuso il 18 marzo ha mostrato che Marine Le Pen, la leader del Front National, partito anti-sistema, vincerebbe al primo turno con il 26 per cento dei voti, seguita da Macron con il 25 per cento delle preferenze. Il conservatore François Fillon è al terzo posto (19,5 per cento), seguito dal candidato della gauche socialista Benoit Hamon (12,5 per cento) e da Jean-Luc Mélenchon, capofila della sinistra radicale (12 per cento).

Per la prima volta, i due partiti istituzionali, il Partito socialista e i Repubblicani del centrodestra, sarebbero eliminati al primo turno.

Al secondo turno, Macron, un globalista 39enne, europeista e pro-Islam (ecco il suo programma), sconfiggerebbe Marine Le Pen, 48 anni, nazionalista, antieuropeista e anti-islam (questo il suo programma), con ampio margine (tra 62 e 38 per cento), secondo il sondaggio.

Macron, un ex banchiere d’affari, è stato consigliere dell’uscente presidente socialista François Hollande, uno dei presidenti più impopolari della storia della Francia moderna. Membro di lunga data del Partito socialista, Macron è stato per due anni ministro dell’Economia del governo Hollande, fino all’agosto 2016, quando si è dimesso per lanciare la sua campagna presidenziale per “trasformare la Francia”.

Macron, la cui base elettorale è costituita da giovani e progressisti dei centri urbani, ha cercato di posizionarsi nel centro politico, tra i socialisti e i conservatori. Alla sua ascesa rapidissima ha dato impulso uno scandalo riguardante Fillon – che è indagato perché accusato di aver utilizzato il denaro pubblico per distribuire alla moglie e ai figli più di un milione di euro (1,1 milioni di dollari) come remunerazione per impieghi fittizi – e la decisione dei socialisti di mettere in campo Hamon, un candidato non plausibile che ha promesso di corrispondere a tutti i cittadini francesi al di sopra dei 18 anni, indipendentemente dal fatto che abbiano un impiego, un reddito mensile garantito dal governo di 750 euro (800 dollari). Il costo annuale sostenuto dai contribuenti sarebbe di 400 miliardi di euro (430 miliardi di dollari). A titolo di confronto, il bilancio della difesa francese 2017 ammonta a 32,7 miliardi di euro (40 miliardi di dollari).

L’ascesa di Macron arriva fra accresciute preoccupazioni in merito alla sicurezza. Più di 230 persone sono rimaste uccise nel corso di attacchi compiuti in Francia da radicali islamici, negli ultimi due anni. L’ultimo attacco, del 18 marzo, è stato perpetrato da un 39enne jihadista franco-tunisino che ha dichiarato di voler “morire per Allah” ed è stato ucciso dopo aver tentato di rubare l’arma a un soldato all’aeroporto di Parigi Orly.

Subito dopo l’assalto, Marine Le Pen ha accusato Macron e il resto dell’establishment politico francese di “vigliaccheria dinanzi al fondamentalismo islamico”.

In quello che sembra essere un tentativo di potenziare le credenziali della sicurezza nazionale, il 18 marzo, Macron ha annunciato una proposta sorprendente per ristabilire la leva obbligatoria. Egli ha parlato di una leva militare di un mese per uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 21 anni.

“Voglio che ogni giovane francese possa sperimentate la vita militare, per quanto breve”, ha detto Macron. “Si tratta di un importante progetto di società, un vero e proprio progetto repubblicano, che deve permettere alla nostra democrazia di essere più unita e di aumentare la resilienza della nostra società.” Macron, se eletto, diventerebbe il primo presidente nella storia della Francia moderna a non aver fatto il servizio militare.

Gli osservatori dicono che la proposta del servizio di leva – che copia quella di Marine Le Pen di reintrodurre il servizio militare obbligatorio per un periodo di almeno tre mesi – è un tentativo di togliere voti alla Le Pen e a Fillon, i cui programmi elettorali invocano una forte difesa nazionale.

La proposta di Macron, che richiederà una spesa iniziale di circa 15 miliardi di euro (16 miliardi di dollari) e altri 3 miliardi di euro (3,2 miliardi di dollari) l’anno di mantenimento, ha suscitato scherno a causa del costo esorbitante e del dubbio contributo offerto alla sicurezza nazionale. Le Monde ha rammentato ai suoi lettori che la Francia spende una cifra simile (3 miliardi di euro l’anno) per la deterrenza nucleare.

Il portavoce di Fillon, Luc Chatel, ha definito la proposta “assurda e irrealistica” e ha aggiunto:

“O si tratta di una misura volta a limitare il fenomeno dell’abbandono scolastico, e questo non è il compito dell’esercito, oppure è addestramento per la difesa della Francia, e un mese è illusorio, è un campo scout”.

Tra le altre posizioni politiche di Macron figurano:

Il federalismo europeo: Macron ha invocato più volte un’Unione Europea più forte. Nel corso di un comizio elettorale organizzato a Lille il 14 gennaio, egli ha detto: “L’Europa siamo noi. Bruxelles siamo noi. L’abbiamo voluta e ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno dell’Europa. Perché l’Europa ci rende più grandi. Perché l’Europa ci rende più forti”.

La moneta unica europea: In un discorso del 10 gennaio, tenuto alla Humboldt University, a Berlino, Macron, parlando un impeccabile inglese, ha dichiarato: “La verità è che dobbiamo riconoscere tutti che l’euro non è completo e che non può durare senza grandi riforme. L’euro, sulla base delle sue regole, non ha dato all’Europa una piena sovranità internazionale contro il dollaro. E non ha fornito all’Europa neanche una convergenza naturale tra i diversi Stati membri. L’euro è come un marco tedesco debole, lo status quo è sinonimo, nell’arco di 10 anni, di smantellamento dell’euro”.

La crisi migratoria: Macron ha più volte elogiato la politica migratoria delle porte aperte della cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha permesso a più di due milioni di migranti per lo più musulmani di entrare in Germania dal gennaio 2015.

In un’intervista dell’1 gennaio 2017 a Süddeutsche Zeitung, Macron ha accusato i detrattori della politica migratoria della Merkel di “deplorevole semplificazione eccessiva”. Egli ha affermato: “La Merkel e la società tedesca nel suo complesso hanno esemplificato i nostri comuni valori europei. Hanno salvato la nostra dignità collettiva accettando, accogliendo ed educando i rifugiati in difficoltà”.

In un comizio del 4 febbraio a Lione, Macron ha deriso l’impegno del presidente americano Donald Trump di costruire un muro al confine con il Messico: “Io non voglio costruire un muro. Posso assicurarvi che non ci sarà alcun muro nel mio programma. Ricordate la linea Maginot?” egli ha detto, riferendosi al complesso di fortificazioni realizzato dalla Francia negli anni Trenta per scoraggiare l’invasione da parte della Germania.

Il terrorismo islamico: Macron ha asserito che la soluzione al terrorismo jihadista è più federalismo europeo: “Il terrorismo vuole distruggere l’Europa. Dobbiamo creare rapidamente un’Europa sovrana che sia in grado di proteggerci dai pericoli esterni, al fine di garantire una migliore sicurezza interna. Abbiamo anche bisogno di superare la riluttanza nazionale e creare un comune sistema di intelligence europeo che consentirà un’efficace caccia di criminali e terroristi”.

L’Islam: Macron ha dichiarato che la politica di sicurezza francese ha preso ingiustamente di mira i musulmani e “la laicità non deve essere brandita come un’arma per combattere l’Islam”. Nel corso di un comizio organizzato a ottobre a Montpellier, egli ha respinto l’affermazione che “la Francia ha un problema con l’Islam”. Piuttosto, Macron ha chiosato: “Nessuna religione è un problema in Francia. Perché, se lo Stato è neutro, che è il cuore stesso della laicità, noi abbiamo il dovere di permettere a tutti di professare la propria religione con dignità”. Egli ha inoltre ribadito che lo Stato islamico non è islamico: “Il problema non è l’Islam, ma certi comportamenti che vengono definiti religiosi e poi imposti alle persone che professano quella religione”.

La difesa nazionale: Macron appoggia la NATO e si è impegnato ad aumentare la spesa per la difesa francese per raggiungere l’obiettivo del 2 per cento del Pil entro il 2025 – obiettivo concordato da tutti i membri della NATO nel 2006. Allo stesso tempo, Macron crede nella necessità di creare una capacità di difesa europea “autonoma”, conosciuta anche come esercito europeo, il che duplicherebbe le capacità militari già esistenti in seno alla NATO.

Un sondaggio Ifop per il Journal du Dimanche del 18 marzo ha rilevato che gli elettori francesi sono divisi in “due blocchi quasi uguali” sull’onestà e l’abilità di Macron a governare. Secondo il sondaggio, solo il 46 per cento dei francesi ritiene che egli sarà “in grado di garantire la sicurezza del popolo francese”. Più della metà (il 52 per cento) degli intervistati hanno detto di essere “preoccupati” per Macron, mentre il 52 per cento ha dichiarato di dubitare della sua onestà.

In un’intervista alla BMF TV, Laurence Haïm, una giornalista di Canal+ che è stata accreditata alla Casa Bianca e che di recente si è unita alla squadra di Macron, ha definito quest’ultimo come “l’Obama francese”. E ha aggiunto: “Penso che nel mondo di oggi abbiamo bisogno di rinnovamento, da qualcuno che sia giovane e che non è un politico. Egli vuole fare la rivoluzione democratica”.

E allora cosa spinge l’ascesa politica di Macron? L’analista francese Pascal-Emmanuel Gobry spiega:

“Il miglior modo di vedere Macron è considerarlo un anti-Le Pen o, per estendere i limiti della logica ancora di più, un ‘populista dall’alto’. Se [Marine] Le Pen è l’anti-sistema, Macron è l’incarnazione dell’establishment francese, un laureato dell’ENA, la scuola nazionale pubblica amministrazione che forma le élites del paese, e membro dell’ispezione delle Finanze, il corpo più prestigioso della pubblica amministrazione. La sua unica esperienza nel settore privato è stata quella di banchiere d’affari. Malgrado ciò, Macron si lagna della retorica populista. La sua candidatura, egli dice, mira a distruggere un sistema corrotto (pur essendo appoggiato dalla stragrande maggioranza dell’establishment francese).

“Sarebbe un po’ disdicevole dire che le parti che il sistema che Macron vuole eliminare sono democratiche; vedere lo strenuo sostegno da lui espresso all’Unione Europea in un paese che nei sondaggi dice di rifiutarla. Macron sostiene varie riforme che prevedono interventi di liberalizzazione e la politica dell’accoglienza dei migranti di Angela Merkel. Egli è ovviamente un social-liberale. In un paese che prende la cultura molto sul serio, Macron ha affermato che “non esiste” una cultura francese, anzi, esistono molte culture con cui i francesi compiono una sorta di sintesi. I suoi maggiori finanziatori sembrano essere esiliati fiscali residenti a Londra e a Bruxelles.

“In altre parole, Macron è l’immagine riflessa del riallineamento politico che sta trasformando la politica occidentale. Se l’assortito gruppo di populisti – Trump, Le Pen – sono i candidati di chi ci ha rimesso a causa della globalizzazione, allora Macron è il candidato dei vincitori. In entrambi i casi, si rendono obsolete le vecchie divisioni tra destra e sinistra. Se la bolla Macron non scoppierà, questo potrebbe significare il riallineamento, non solo della politica francese, ma della politica occidentale in generale, passando dalla divisione tra destra e sinistra, che ha definito la politica occidentale a partire dalla Rivoluzione francese, a una divisione tra il popolo e le élites”.

Marine Le Pen è d’accordo. Nel corso di un comizio a Lione, il 5 febbraio, ella ha detto:

“I vecchi dibattiti destra-sinistra hanno fatto il loro tempo. Le primarie hanno mostrato che i dibattiti sulla laicità o l’immigrazione, come pure sulla globalizzazione o sulla deregolamentazione generalizzata, costituiscono una divisione fondamentale e trasversale. La divisione non è più tra la sinistra e la destra, ma tra globalisti e patrioti.

“Il crollo dei partiti tradizionali e la scomparsa sistematica di quasi tutti i loro leader stanno a indicare che è iniziata una grande ricomposizione politica”.

Durante lo stesso comizio, Marine Le Pen ha lanciato un attacco su due fronti: alla globalizzazione e all’Islam radicale. Ha anche promesso agli elettori francesi un referendum sulla permanenza della Francia nell’Unione Europea per “permetterci di recuperare le nostre quattro sovranità: monetaria, economica, legislativa e territoriale”.

La leader del Front National ha poi continuato a dire esattamente cosa è in gioco per la Francia in questa elezione:

“In tutto e per tutto, questa elezione presidenziale non è come le altre. Il suo esito determinerà il futuro della Francia come nazione libera e la nostra esistenza come popolo.

Dopo decenni di errori e codardia, siamo a un bivio. Lo dico in tutta serietà: la scelta che dobbiamo compiere in questa elezione è una scelta di civiltà.

La domanda è semplice e crudele: i nostri figli vivranno in un paese libero, indipendente, democratico? Potranno ancora essere in grado di fare riferimento al nostro sistema di valori? Avranno lo stesso stile di vita che abbiamo avuto noi e i nostri genitori prima di noi?

I nostri figli e i figli dei nostri figli, avranno ancora un lavoro, uno stipendio decente, la possibilità di costruire un patrimonio, creare una famiglia in un ambiente sicuro, diventare proprietari, essere adeguatamente curati, invecchiare con dignità?

I nostri figli avranno i nostri stessi diritti?

Vivranno secondo i nostri riferimenti culturali, i nostri valori di civiltà, il nostro stile di vita e parleranno ancora la nostra lingua, il francese, che si sta disintegrando sotto i colpi dei leader politici che dilapidano questo tesoro nazionale – ad esempio, scegliendo uno slogan in inglese per promuovere la candidatura di Parigi per ospitare i Giochi olimpici del 2024?

Avranno il diritto di rivendicare la cultura francese quando certi candidati alle presidenziali, inorgogliti della loro stessa testa vuota, spiegano che essa non esiste?

Faccio questa domanda importante perché, a differenza dei nostri avversari, non mi interessa solo il patrimonio materiale dei francesi, ma voglio difendere anche il nostro capitale immateriale. Questo capitale immateriale non ha prezzo perché questo patrimonio è insostituibile. In realtà, io difendo i muri portanti della nostra società”.

La scelta degli elettori francesi è chiara: Marine Le Pen è la candidata anti-sistema del cambiamento e Macron è il candidato pro-sistema dello status quo.

LEPEN

Nella campagna presidenziale francese in corso, Marine Le Pen (nella foto a destra) è la candidata anti-sistema del cambiamento ed Emmanuel Macron (nella foto a sinistra) è il candidato pro-sistema dello status quo. (Fonte dell’immagine: LCI video screenshot)

Marine Le Pen offre agli elettori un’opportunità storica di rivalutare le relazioni con l’Unione Europea, riaffermare la sovranità nazionale e arrestare i flussi migratori di massa dal mondo musulmano. Al contrario, Macron offre agli elettori un rafforzamento del federalismo europeo, un ulteriore trasferimento della sovranità nazionale all’UE e una maggiore multiculturalizzazione della società francese.

Se i sondaggi sono indicativi, gli elettori francesi sembrano essere più a loro agio con lo status quo. La rivoluzione populista che è iniziata nel giugno 2016, quando gli elettori britannici hanno deciso di lasciare l’Unione Europea, e ha attraversato l’Atlantico, nel novembre 2016, quando gli americani hanno eletto Donald J. Trump come presidente degli Stati Uniti, non si diffonderà in Francia nel 2017.

Soeren Kern è senior fellow al Gatestone Institute di New York. Seguitelo su Facebook e Twitter.