Festa della donna: origini e storia dell’8 marzo
Dalle origini socialiste ai primi del Novecento fino ad oggi in cui si festeggerà con una manifestazione, un serpentone che idealmente unirà tutte le donne del mondo
di Simone Fanti
Festa della donna: origini e storia dell’8 marzo
Si preannuncia come una festa delle donne movimentata. Un 8 marzo come non se ne vedeva da tempo. O almeno così sperano le promotrici dello sciopero Lottomarzo organizzato nel mondo dall’associazione Nonunadimeno che, dallo storico NiUnaMenos argentino fino alla Women’s March – che negli States ha visto molte donne riaggregarsi e trovare voce contro l’elezione alla presidenza di Donald Trump – ha già raccolto milioni di donne.
Un’onda “sismica”, come lo definiscono gli organizzatori, che sta risvegliando il movimento femminile sopito per qualche decennio dai successi ottenuti in passato. Conquiste difese con difficoltà, e che oggi sono ancora più in pericolo da una recrudescenza di violenza e machismo. Del resto questo tipo di festeggiamento rientra nell’alveo storico della festa che erroneamente si fa risalire alla tragedia che vide 129 donne morire nella filanda tessile Cotton di New York. «È un falso storico creato da un gruppo di femministe per ricordare un fatto simile – spiega la psicoterapeuta Silvia Vegetti Finzi (leggi il suo blog) – la tragedia realmente verificatasi a New York il 25 marzo 1911, ovvero l’incendio della fabbrica Triangle dove morirono 146 operai, 80% donne, in gran parte giovani immigrate di origine italiana ed ebraica). Diciamo che è stato un’attribuzione data dal buon cuore femminista che ha voluto ricordare quelle donne».
Come sempre accade nella storia, l’evoluzione di questa festa ha un’origine più confusa. Il primo evento contrassegnato dall’attribuzione del nome “Woman’s day” è stato l’incontro organizzato dal partito socialista nel Garrick Theater di Chicago il 3 maggio del 1908. Un incontro che avveniva tutte le domeniche, ma in quell’occasione causa l’assenza dell’oratore designato a prendere la parola fu la socialista Corinne Brown che, in precedenza, scrisse, sulla rivista The Socialist Woman, che il Congresso non avrebbe avuto «alcun diritto di dettare alle donne socialiste come e con chi lavorare per la propria liberazione».
Fu con la seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste, che si tenne nella Folkets Hus (Casa del popolo) di Copenaghen dal 26 al 27 agosto 1910 che si pensò una comune giornata dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne. Fu festeggiata in ordine sparso il 18 marzo in Germania, Austria, Svizzera e Danimarca. Gli Stati Uniti preferirono l’ultima domenica di febbraio. In Russia il 3 marzo, ma del 1913.
Nell’anno successivo le donne tedesche dedicarono l’8 marzo, giorno d’inizio di una «settimana rossa» di agitazioni proclamata dai socialisti tedeschi, alla loro festa. Dopo la sospensione durante la prima guerra mondiale, il “Woman’s day” fu riproposto a San Pietroburgo, l’8 marzo 1917 (il 23 febbraio secondo il calendario giuliano allora in vigore in Russia). In quella data le donne della capitale guidarono una grande manifestazione per rivendicare la fine della guerra. La Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste fissò all’8 marzo la Giornata internazionale dell’operaia.