ciao Prof., In allegato Le invio una nota sul nostro Sud. Molte cose se non tutte sono frutto di una ben nota storia, mai raccontata. Un caro saluto, Gaetano Mari
Troppi luoghi comuni sul Sud palla al piede
Gentile Frate Indovino, alcuni giorni addietro in un ritrovarsi conviviale con amici e conoscenti nella zona di Verona, dove vivo da circa vent’anni, un distinto signore presente ha concluso le sue argomentazioni sull’Italia e sul suo non facile cammino, sostenendo che il Sud è la sua (dell’Italia) palla al piede! Ciò, come se l’intricato e fitto bosco di corruzione, di evasione fiscale, di conclamate attività malavitose che ci avvolge e ci sconvolge, fosse caratteristica e peculiarità solo dell’altra metà conosciuta come: il Sud! Pur apprezzando la sincerità, non nascondo la mia profonda delusione, mista ad una sincera amarezza, per la superficialità e leggerezza dell’affermazione, purtroppo, radicatasi anche in tanta gente comune. Essa, però, è frutto di quale albero?
Non è che ci siano una grave mancanza di conoscenza della Storia passata e recente e una comunicazione parziale che focalizza l’attenzione da Roma in su, facendo assumere a tutto quello che succede al disotto, in maniera esplicita o implicita, connotazioni negative o al più scherzose, se non di scherno? Intanto, questa cosiddetta “palla al piede” del Sud viene trasformata giorno per giorno in un enorme “campo profughi”, sommariamente raccontato e fotografato (i numeri non sono in decine, ma in migliaia!); l’emigrazione – intanto – verso l’estero di risorse meridionali è un flusso inarrestabile oggi, come ieri; e sono i giovani, le forze fresche e vitali che vanno(!); il territorio viene devastato dai cosiddetti “parchi eolici”. Ogni pala – e sono ormai centinaia e centinaia! – è una iniezione di cemento armato larga 6/8 mq e per una profondità di alcuni metri per sostenere torri alte dagli 80 ai 110 m. Chi mai potrà bonificare tanto tra 10 o 100 anni? Questi parchi eolici producono energia per quale industria, se il Sud, notoriamente, ne è sprovvisto? Le attrazioni sono loro, le pale eoliche!, e non per esempio (gli esempi possono essere migliaia in ogni angolo del Sud) la storica imponente Cattedrale di Troia (in provincia di Foggia) con uno splendido e unico rosone o la millenaria torre bizantina-normanna del limitrofo Comune di Castelluccio VM o l’anfiteatro romano e il castello di Federico II in Lucera;) le banche d’origine meridionale non esistono più, distrutte e assorbite con ricche doti (solo un esempio, Banco di Napoli, banca antica e prestigiosa anche più del Monte dei Paschi, non foss’altro per essere stato Istituto di emissione prima e dopo l’Unità d’Italia, ha trovato solo “interessati” acquirenti a prezzo di “saldo” e non “interessati” a una sua sistemazione); strade, autostrade, linee ferroviarie veloci ed altre infrastrutture necessarie per un serio sviluppo, progetti?, macché al Sud solo quel poco per sopravvivere!; eppoi, sorvolare sul drammatico passato di ieri(!?): le centinaia di migliaia di giovani soldati saliti dal Sud a morire nelle varie guerre o le ingenti rimesse in valuta pregiata dei milioni di emigranti (dollari americani, p.es.) giunti per decenni dalla fine dell’Ottocento o le famiglie spezzettate e sparse per ogni dove in Italia e all’estero, così come gli amici d’infanzia e delle scuole elementari…
Si può continuare; ancora per tanto e per molto, toccando anche emeriti politici meridionali. Mi chiedo: ne vale pena? Penso di sì, è in gioco il futuro dei giovani, il futuro di tutti e di tutto.
Gaetano Mari
Gentile e caro signor Gaetano, la sua lettera tocca molti nervi scoperti sul piano nazionale: lei ne ha elencato una serie significativa. L’elenco è lungo e s’è appesantito nel tempo, nonostante i reiterati progetti e piani di rilancio e nonostante la volontà più volte sbandierata di dare una sterzata laddove ci sono forze frenanti, e ce ne sono (non solo al Sud del Paese, ma ormai un po’ dappertutto), con lotta alla criminalità organizzata, alla corruzione, al parassitismo diffuso, ecc. Non si può giudicare un Paese trasformando l’Italia in Ita(g)lia, per riprendere un efficace titolo di Sergio Zavoli. E un po’ Sud ovunque, se vogliamo parlare di un certo malandare. Innegabile che al Sud il fenomeno sia più radicato per molte ragioni, che la rilettura della Storia può aiutare a comprendere. Pure innegabile, però, che lo stesso Sud – come pure il Centro e il Nord – ha la sua quota di responsabilità nei ritardi accumulati e in molte patologie che lo affliggono. Proprio in questo numero pubblichiamo alcune pagine che dimostrano come certe piaghe qui siano sempre aperte e purulente. Si riuscirà mai a guarirle? Questo, dando atto al Sud di sacrifici enormi fatti dal popolo delle valigie, che è sciamato nel mondo contribuendo in misura determinante al benessere della propria terra e dell’intero Paese.
(RFI)