Droga e senso…
È tutta questione di… prospettiva.
Si tratta di una scoperta importante, anche se a prima vista può non essere percepita come tale.
(Se attribuiamo un significato particolare a una canzone o a un odore, questo accade perche’ entrano in azione nel cervello gli stessi recettori cui si legano le sostanze allucinogene, come l’Lsd. Lo hanno scoperto i ricercatori coordinati da Katrin Preller, dell’universita’ di Zurigo, che hanno pubblicato il risultato sulla rivista Current Biology.)
In realtà, sapere che l’attribuzione di significato, ossia di senso, alle cose che ci circondano, oppure a quello che facciamo, come ascoltare musica, attiva gli stessi recettori che agiscono in presenza di un allucinogeno come LSD, ci permette di comprendere perché la nostra specie, a volte, confonde la realtà con l’immaginazione. Per il nostro cervello, e dunque per la nostra mente, il significato delle cose è prodotto dagli stessi recettori chimici che si legano al tono dell’umore quando assumiamo droga, con la conseguenza che ognuno di noi attribuisce significato per se stesso ad un ambiente, con gli stessi processi chimici che intervengono in uno stato di coscienza alterato.
Si tratta così di una confusione decisamente utile ai media, perché è possibile indurre la sensazione di benessere e significatività in persone che reagiscono positivamente di fronte alla musica preferita, anche se le cose in realtà non stanno in questo modo. In altri termini ancora, nonostante si possa vivere in condizioni pietose, l’ascolto della musica preferita può far percepire la propria miseria come meno significativa, poiché induce uno stato alterato di realtà.
Se questo è vero, come sembra affermare la ricerca, significa anche che con la musica è possibile indurre dipendenza, sottomissione. E penso alla pubblicità, alle slot machine, e a tutte quelle canzoni che i nostri adolescenti ascoltano. Con questo non voglio certamente dire che la musica fa male, ma sottolineare che la musica può influire sulla nostra mente al punto tale da alterare nella persona la sua funzione di attribuzione di senso. Sarà forse il caso, secondo questa prospettiva, educare a possedere un significativo stile di vita a prescindere dal significato che riusciamo ad attribuire alle cose che ci accadono quando ascoltiamo la nostra canzone preferita.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura. Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).
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