VIVA CHI VINCE
Presentazione del libro sul brigantaggio garganico postunitario alla LNI Vieste
Nino Patrone
Negli anni sessanta dell’Ottocento il Gargano era una delle zone più depresse del Mezzogiorno a causa dei secolari problemi socio-economici che ne avevano impedito ogni forma di sviluppo… In quegli anni per andare da Vieste a Foggia la diligenza impiegava ventiquattro ore, e questa fu certamente la principale causa dell’isolamento del promontorio dal resto della regione, che rese difficili quei contatti di genti e di idee che ne avrebbero migliorato e favorito lo sviluppo.
Così inizia VIVA CHI VINCE, Il Gargano tra reazione e brigantaggio, di Giuseppe Clemente, Edizione del Rosone – Foggia, che descrive gli avvenimenti del brigantaggio nei paesi del Gargano, negli anni dal 1860 al 1864.
Nell’incontro con l’autore tenutosi, l’8 dicembre, nella nuova sala della sede della LNI Vieste, il coordinatore Franco Ruggieri, componente di Storia Patria, ha parlato di argomento complesso di difficile lettura, di una ricerca storica durata circa dieci anni, con una documentazione precisa, in cui l’autore non vuole schierarsi per l’una o l’altra parte, ma lascia al lettore la libertà di capire.
Per Francesco Aliota, componente del direttivo della LNI Vieste, responsabile della Cultura, risulta evidente che i prodromi, i segni precursori, del brigantaggio postunitario erano già presenti sul territorio: l’isolamento, i latifondi nelle mani di pochi, l’estrema povertà. I garganici in realtà erano poco interessati all’unità dell’Italia ma speravano, invece, semplicemente in una situazione di vita migliore. Dopo l’euforia dell’annessione al Regno d’Itala, subentra la delusione che fece scoppiare una ribellione, il brigantaggio, che fu una vera guerra civile. Il libro del Clemente è stato scritto dopo una notevole e accurata ricerca.
Cerchiamo di capire cosa rappresenta l’autore del libro.
Giuseppe Clemente è socio dell’Accademia Pugliese delle Scienze e Ispettore archivistico onorario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha fondato il Centro di Ricerca per la Storia di Capitanata di cui è Presidente. E’ membro della Società di Storia Patria.
Per Giuseppe Clemente il brigantaggio è un fenomeno non ancora condiviso dagli storici. Non è stato un movimento di popolo, non è stato un movimento di massa ma un’accozzaglia di gente che formavano le bande costituite da non molti uomini che comprendevano fedeli borbonici, soldati sbandati, renitenti alla leva, poveracci che avevano bisogno di che sfamarsi, criminali fuoriusciti dalle prigioni.
I mali del Sud c’erano già prima dell’unità: non c’erano ospedali, non c’erano scuole ma un altissimo tasso di analfabetismo, non c’erano strade e i trasporti erano effettuati per lo più via mare.
Nel capitolo secondo concernente il 1861, l’autore si sofferma, con dovizia di particolari, sul fatto più orribile, che non ebbe riscontri nella storia del bri- gantaggio postunitario, cioè quello che successe nell’invasione di Vieste nella notte tra il 26 e 27 luglio. (Vedi anche Anonimo, Successe il Ventisette, note introduttive di Francesco Iannoli e Mimmo Aliota, Quaderno n. 4 del Centro di Cultura N. Cimaglia, Vieste).
Infine il titolo. L’autore evidenzia che la gente del Gargano non riusciva a capire l’importanza degli avvenimenti di quel periodo storico e non sapeva né leggere né scrivere. Non era interessata che il Paese fosse unito o diviso, voleva condurre solo una vita senza stenti.
Nel dubbio non gridava “Viva Francesco II” o “Viva Vittorio Emanuele”, ma inneggiava al meno compromettente “Viva chi vince”, che gratificava che entrava in paese e non la sottoponeva a rappresaglia.
Questi gli altri interventi.
Raffaele Pennelli, amico di scuola del Clemente, nella sua introduzione, si è soffermato sul fenomeno del brigantaggio, evidenziando ciò che il senatore tarantino Giuseppe Massari, incaricato dal governo di indagare e relazionare, suggeriva per porre rimedio al problema: l’istruzione pubblica, la sistemazione della questione agraria, la riforma carceraria, l’applicazione celere e certa della giustizia, il prestigio della carriera della polizia.
Ha illustrato, quindi, anche la vicenda del suo bisnonno, il brigadiere dei Carabinieri Reali, Giovanni Musso, proveniente dal Piemonte, che non conquistò ma fu conquistato dalla bellezza di Teresa Zaccagnino, cittadina apricenese.
Il presidente della LNI Vieste, Carmine Prencipe, ha ringraziato i partecipanti, gli assessori Rossella Falcone e Graziamaria Starace, nonché il socio pittore Saverio Sciancalepore per il dipinto che ha dedicato alla Lega navale.
Saverio Sciancalepore ha sottolineato che il dipinto è nato da un’idea di Francesco Aliota. Il Faro e la punta di San Francesco indicano che siamo a Vieste. I velieri partono da terra e vanno verso la libertà.
Graziamaria Starace ha evidenziato che “Viva chi vince” di Giuseppe Clemente è un lavoro fatto con molta precisione. L’Amministrazione Comunale di Vieste mostra sempre interesse nei lavori culturali.
Matteo Siena, componente di Storia Patria sez.Gargano, ha ricordato l’antica amicizia con l’autore. Al termine c’è stato un ampio e vivace dibattito, animato
soprattutto dal gruppo Sentimento Meridiano in disaccordo con l’esposizione dell’autore, ma anche l’intervento di altri astanti, che invece hanno supportato le tesi sostenute dal Clemente
VIVA CHI VINCE, Il Gargano tra reazione e brigantaggio, di Giuseppe Clemente, Edizione del Rosone – Foggia
GIOVANNI MUSSO, Un eroe del Risorgimento, di Raffaele Pennelli, Società di Storia Patria della Puglia- Sezione Gargano.
TERRONI, Tutto quello che è stato fatto perché gli Italiani del Sud diventassero meridionali, di Pino Aprile, Edizione Piemme Milano.