Tiziana Calletti – “La Risata”
Pubblichiamo un’0pera iscritta nella Sezione : Teatro monologo inedito o edito in lingua italiana o straniera inclusa traduzione, partecipante al Concorso di Poesia e Teatro svoltosi a Pontelandolfo nei giorni 13,14 e 15 agosto 2011.
Particolarmente dettagliato il racconto dell’ incendio del 14 agosto 1861
LA RISATA
Estate… finalmente da tanto aspetto la benefica calura…arrostirmi la carne e la pelle..e.. dormire ..sotto la luna le stelle.
Fuori dalla porta di casa, mezzo vestito..pensavo e guardavo belle visioni…con un dito facevo segni sulla terra così.. alzai gli occhi e vidi nella polvere arrivare il mio cane, di nome Cane…marrone tanto peloso, alla mia età credo 6-7 anni oltre che questi vocaboli non possedevo.
E correva, pareva il vento di mezzo agosto..quello caldo che fa fremere l’aria dell’ orizzonte.
Mi saltò addosso, iniziò a pulirmi il volto.. il collo ..aveva un alito schifoso. Così lo fermai e gli chiesi se mi volesse seguire.
Era pomeriggio inoltrato..cicale impazzite..odori forti mi solleticavano il naso..non so..volevo camminare.. stendermi sotto un vecchio ulivo.. grande come la mia casa.. e dormire e sognare battaglie, giochi che ora non potevo fare, i miei amici erano più grandi di età, e aiutavano i genitori alla raccolta del grano, delle olive..ero solo..a parte un parente troppo piccolo per capirmi.
Mi alzai, i miei piedi scalzi erano arrostiti al caldo della terra.. camminammo assai, vidi alla mia sinistra un grande ulivo già spoglio dei suoi frutti..aveva una enorme spaccatura centrale nel tronco.. era perfetta per me e Cane. Potevamo quasi sdraiarci.Nel mezzo buio di quell’anfratto.. il caldo era più miti tollerabile, ci sistemammo di fianco l’uno all’altro.. fantasticavo, mi ricordavo mio padre che parlava di briganti..di soldati…ma senza rispondere alle mie domande.. chissà cosa stava accadendo tra i “grandi”.
Pensavo agli amici che raccoglievano olive, poi..avrebbero mangiato pane e le olive dello scorso anno, avrebbero dormito tutti loro vicini sotto al cielo scuro dell’ estate, i genitori si recavano presso piccole costruzioni in pietra, e stavano assieme. I vecchi dentro e giovani fuori..così mio padre quando mangiavamo raccontava di queste cose che a me apparivano avventure.
Mio padre faceva il contadino ma solo di grano..e lavorava per il suo padrone..eravamo estremamente poveri…ma felici.quanto era bella mia madre..pareva proprio la madonna, era uguale, quando andavo a pregare…la guardavo sempre, ma lei era di pietra… mia madre di carne.
Loro sapevano che mi piaceva dormine fuori, nulla dicevano..tanto mai nulla succedeva…eravamo in pochi ci conoscevamo tutti…
Cane mi leccava la faccia.. aprii gli occhi, mamma mia quanto buio era, pure fuori, sporsi la testa dal pertugio..quanto erano strane le stelle, la luna se alzavo un braccio le avrei toccate…
Un rumore sconosciuto mi fece paura..la terra brontolava, fremeva quasi fosse viva..Cane si nascose nel buco più oscuro..rimasi a guardare.
I soldati….si erano uguali a quelli che vidi tempo fa..avevano la divisa.il cappello alto..i fucili lunghissimi puntati avanti..a piedi andavano…tanti erano. E dove andavano di notte a fare cosa? Mi chiesi nell’ infantile animo ingenuo e storte misure.
Dopo tantissimo tempo tutti erano passati, Cane rimase dentro l’ albero…io uscii fuori e nascondendomi dietro i vari ulivi li seguii.
Fantasticavo su battaglie.. ero molto eccitato..anche un poco frastornato..di notte si andava a combattere ma ..contro chi…
Varcammo la collina.. di fronte c’erano le case.. con il tetto di paglia, molte, più giù a valle..eppure mi parve che lì andassero.
Pensavo al mio paese..pon. .Pontelandolfo si chiamava.. difficile per me da dire…ero piccolo tutti assieme stavamo,… scappai a destra per vedere meglio quelli in avanscoperta cosa facevano. Curiosissimo, con un leggero dolore nel petto, mai lo avevo provato…forse il buio???
Alla luce della luna..vedevo bene..i primi soldati che con calci.. avevano stivali lucidi..buttavano giù le vecchie porte.. sentii dei rumori sconosciuti.. terribilmente forti.. i primi soldati uscirono e buttarono stracci incendiati dentro le case..non tutte..
Non capivo, ma avevo qualcosa che mi strozzava, stavo piangendo..boh??
Magari case vecchie erano, magari tutti se ne erano andati…io ero sparito dal pomeriggio che ne potevo sapere?.. forse lo stato straniero, come mio padre chiamava i nuovi re..avrebbero costruito case come quelle dei padroni… rassicurato guardai ancora meglio, seguendo le divise ancora di più a destra..guarda mi dissi la casa di Giacomo non la bruciarono , perché? Forse al nuovo re non piace la sua faccia..anche a me non è simpatico..
Improvvisamente vidi compare Augusto..la moglie don Calogero con la lunga veste nera che paura mi faceva e tanti altri troppi assieme per riconoscerli..correvano tra le case e la chiesa..urlavano..sbigottito e preoccupato.. vidi fiamme gialle che accompagnavano quei rumori sconosciuti..i fucili erano. Caddero tutti, uno per uno coprirono la terra ora scura..davanti alla chiesa..
Non capivo mai avevo visto gente morire, fu la prima volta.. ma ancora non capivo..
Molti soldati andarono in mezzo a quei corpi e li colpirono con la baionetta, la spada io la chiamavo.
Mamma mia, ero stupido e piccolo, ma non tonto, improvvisamente nella mia testa il grido: li ammazzano tutti…vidi buttare gli stessi stracci con il fuoco sulla gente.. e quasi subito odore di carne bruciata..come quella che mangiavamo a casa non so quando..i.. miei genitori|
Mi arrivò come un pugno allo stomaco questa rivelazione…dov’erano?
Ancora più a destra, scesi un leggero pendio, silenziosamente e mi fermai..piangendo…
Ero seduto sulla terra secca, mi graffiava le gambe..ma troppo forte era un altro dolore:
vidi mia madre e mio padre uscire da casa.. assieme fecero qualche passo e subito l’ orribile rumore … ancora.. li vidi cadere, le bianche camicie della notte, al riflesso lunare mi apparvero scure..rosso scuro grandi sempre di più..vidi che avevano le mani tra loro strette e arrivarono sulla terra..fermi, un soldato li trapasso con molti colpi di baionetta..ero attonito, non più di questo mondo, dalla bocca aperta mi usciva saliva..come succede ai vecchi..diedero fuoco a loro ed alla nostra casa ed a tutte le case..rimasi così non ricordo per quanto.
L’ acre odore..intensissimo mi riportò a quella realtà..tutto bruciava, grandi erano le fiamme che si alzavano al cielo e l’odore della carne arrosto..pensai anche mia madre mio padre..sono là era fortissimo..il fetore della morte
Così vidi alcuni conoscenti in piedi che parlavano e ridevano con i soldati..perché loro no? Me lo chiesi più volte senza risposta alcuna.
Credo di essermi addormentato e da seduto mi svegliai, alba..il fuoco era spento ma l’ammasso di roba nera che vedevo ancora fumava… del terribile odore.
Non so come riuscii a tornare indietro. Così vidi un accampamento piccolo, con fuochi accesi e maiali arrosto, l’odore era diverso..buono..
Dentro nel cuore ultimi baluardi di infantilità lottavano con un piccolo, troppo piccolo adolescente…
Ero arrabbiato …mia madre mio padre, tutti la mia casa…avevo perso il mio mondo.
Cane era sempre al sicuro dentro l’ulivo, i miei amici pure, lontani a raccogliere le olive..io solo… disperato.. colto da una amarezza a cui non saprei dare definizione alcuna… mi arrivava alla bocca..dovevo vomitare cosa non so..ma…ogni mia gentile riflessione ogni mia paura si sparsa nell’alba di un bel giorno estivo, caldo.. forse aperta la porta sarei uscito, mi sarei seduto sulla terra…avrei respirato l’odore di cose conosciute.. avrei visto Cane correre verso di me..ogni cosa uguale al giorno prima…
Arrivai davanti al primo soldato, l’arma appoggiata in terra , rideva, masticava un boccone del pasto saporito, il mento colava di grasso era giovane..quasi come i miei amici..ma anche lui aveva partecipato a …
“Soldato…perché perdi tempo a mangiare una carne ancora cruda…torna indietro ed assaggia le carni delle bella mia madre, almeno l’avrai uccisa per un motivo..per saziare la tua fame..” gli dissi in tono tranquillo…lui si mise a ridere, mi schernì, tutti ridevano…parlavano parole strane, altro dialetto di questa Italia sofferta e disgustosa, vicino, lui aveva un cappello diverso dagl’altri, pieno di penne da qualche gallina spolpata..
“non devi ridere, hai appena bruciato i miei genitori la mia casa e tutto il mio universo, non sto scherzando..”
d’impeto aggiunsi “se diventerò grande ti ucciderò”.
Mi guardò con un lampo di cattiveria e forse esaltato dal troppo vino..senza dire una parola iniziò a ridere.. e rideva anche quando sentii il dolore della sua lama dentro il mio cuore…. e continuai e continuo ancora a sentire la sua risata.
1° Concorso Internazionale di Poesia e Teatro
“Il canto dei poeti celebra la CITTA’ MARTIRE”
Agosto 2011
Tiziana Calletti