Arrivo a Seoul febbricitante, nonostante le Tachipirina 1000 prese durante il volo, ed è un problema: prima dei controlli di frontiera c’è da superare il controllo Sanitario. Non vorrei passare i miei prossimi 40 giorni in un ospedale per le malattie infettive in quarantena. Al controllo sanitario ci sono due gentili signorine con mascherina e guanti in lattice che con l’aiuto di due telecamere termografiche controllano tutti i passeggeri. Sento salirmi la febbre pochi metri prima del controllo, ma ormai non posso farci niente. Cerco di sfoggiare tutto il mio aplomb e sorrido gentilmente alle due signorine, contando tutto sul mio fascino latino. Miracolosamente gli scanner non rilevano nulla e le signorine si inchinano gentilmente al mio passaggio dandomi il benvenuto con la parolina magica che da oggi in poi sentirò spessissimo: “Ayaseo!!” . Pur non conoscendo una parola di coreano rispondo: ” Ayaseo!!” Qualunque cosa voglia dire … e mi avvio soddisfatto al controllo passaporti…
Ero arrivato al quinto corridoio dopo sei scale mobili e tre tappeti mobili. Dopo aver attraversato tre hall e due hub del labirinto dell’aereporto di Incheon e avevo appena acceso il telefonino , quando un gentilissimo messaggio da AIR FRANCE mi avverte in tono gentile, ma poco rassicurante che non trovero’ la mia valigia alla “Riconsegna bagagli”. Il mio stupore supera il disagio della notizia ferale e mi chiedo che cosa faro’. Prima ancora di avere razionalizzato la scoperta. Stavo pensando al suicidio quando un secondo sms mi chiede, sempre piu’ gentilmente, di recarmi al banco “Lost & Found”. Rifletto, stupidamente, sul fatto che dovrei recarmi solo al banco “lost” perche’ del “found” non ho notizie. Mentre rifletto, arrivo alla Hall della ricosegna valigia e scaccio il groppo in gola che mi prende nel vedere che tutti hanno una valigia da riprendere fuorche io. Scaccio la tentazione di prenderne una a caso e trovo il Lost & Found. La signorina al banco indossa il classico costume tipico coreano e trovo inappropriato che la gente, tra cui io, cui e’ stato smarrito il bagaglio possa apprezzare il folklore locale in tale circostanza. Per prima cosa la signorina vuole lo sticker del bagaglio (giustamente) ma sfido chiunque, devastato da 24 ore di viaggio e tre voli, a sapere in quale tasca e’ lo stick a primo colpo. Inizio una strana danza da contorsionista prima di trovare la tasca dove avevo archiviato il boarding pass, la contorsione dura alcuni minuti mentre la signorina mi guarda indulgente.. Poi la signorina mi mostra un pieghevole con tutte foto di valigie e mi chiede di identificare la mia. Ne indico tre perche la mia mi sembra una via intermedia tra quelle illustrate. La signorina coreana e’ perplessa. Mi dice che lei sul computer puo’ inserire solo un numero. Siamo allo stallo piu’ completo. Mi guarda fisso senza sapere che fare e atteggia la bocca a forma di una”O” perfetta, che il tipico segnale di quando una signorina coreana e’ allo stallo. Allora decido: Indico una valigia a caso del pieghevole sperando nella buona sorte. Poi viene il bello… La signorina mi chiede gentilmente il mio numero telefonico in Corea e questo ce l’ho, ma poi mi chiede dove risiedero’ e dove devono portarmi la valigia se la trovano. Ora a Seoul non tutte le strade hanno un nome. Si indica un quartiere, un complesso (tipo insieme di palazzi) poi un numero che e’ il palazzo e poi un numero che l’entrata, poi un numero che e’ il piano e poi un numero che e’ l’appartamento. Con tutta la buona volonta’ non riusciro’ mai a ricordare un indirizzo cosi. Ovviamente so come fare per andare al mio appartamento. E mi sono piu’ volte detto che devo scrivermelo, ma non l’ ho mai fatto. Ora dire alla signorina qualcosa del tipo in fondo a destra e alla terza traversa a sinistra non e’ possibile. Ho aperto Google Map e ho cercato di mostrare dove si trova l’appartamento. Lei, compensiva, deve aver fatto dei corsi per avere a che fare con dei deficenti come me, annuisce e scrive qualcosa in coreano sul computer. Poi mi congeda dicendo che la valigia mi verra’ riportata a casa. Dubito di rivedere mai piu’ la mia valigia….
Ora cerco di mangiare “il pollo mafioso”…..