RICERCA EFFETTUATA SU “GOOGLE LIBRI” DAL GIORNALE “ZENZERO” N. 10 FIRENZE 26 MARZO 1862
Da pag.1 E 2
AlL’A R M I !
Nel leggere il Telegramma (vedi la colonna dei Dispacci) che annunzia il Brigantagio prendere grandi proporzioni in Capitanata (Italia meridionole) indignati prendiamo la penna per dire
– Erano esagerate le ioterpellanze fatte al Parlamento sull’Italia Meridioale? Erano esagerati gli avvisi della stampa liberale al Governo onde rimediare a questa piaga che minaccia farsi cancrenosa?- Il Bripmaggio era spento si gridava.
– Allarmisti e Vagabondi erano chiamati coloro che prevedevano ciò che oggi si veifica!- Austricanti-Clericali erano i nostri amici the dicevano il Brigantaggio essere opera di Toghe e Mitre
-Nemici d’Italia erano coloro che volevano la Nazione armata –
Oh! Ipocriti quando cesserete per un salario di rovinare la patria ?-
I fratelli di Napoli sono in pericolo, – noi abbiamo l’obbligo di soccorrerli -andammo colà io Battaglione a fraternizzare – essi vennero a noi a, contraccambiarci, e giurammo quà e là scambievolmente direnderci ! – Il giuramento del popolo dovrà esser come quello dei principi spergiuri? -Nò per Dio!-Il Brigantaggio deve essere spento da Noi militi citadini – La Guardia Mobile di tutta Italia deve marciare in soccorso di noi stessi,- si di noi stessi perchè la sicurezza interna minacciata oggi nell’Italia Meridiooale può dilatarsi e giungere dimani fino nell’Italia Centrale.
E allora ? Allora . . … Ognuno al suo posto- l’ Esercito alla frontiera -La Guardia Nazionale Mobile nell’Italia Meridionale e dove vi sono assassini con il pugnale e l’indulgenze – Giù le ire -Giù le discordie di partito onde abbattere i nemici e far gridare davvero alle Donne – a’ Vecchi e ai Fanciuill d’ Italia
VIVA
L’ESERCITO E LA GUARDIA NAZIONALE.
RICERCA EFFETTUATA SU “GOOGLE LIBRI” DAL GIORNALE “ZENZERO ” N. 20 FIRENZE 6 APRILE 1862
Da pag.1 A 2
Una Lagrima almeno per tributo a quei 14 Cavalleggieri Lucca, che in Asçoli di Capitanata sono rimasti vittima come lo furono altri soldati, degli assassini pagati col denaro di S.Pietro, speditogli da Roma ove è una Guarnigione costretta ad obbedire ad un generale Goyon.
-Napoleone ! .Napoleone!
(DISPACCIO DELL’AGENZIA, STEFANI)
Napoli, 5, ore 9,35
Presso Ascoli, in Capitanata, un distaccamento di 50 Cavalleggeri Lucca fo sorpreso dalla banda di Crocco di circa 200 briganti a cavallo. Nel combattimento i Cavalleggeri dovettero ritirarsi, avendo perduti 14 uomini. Vari briganti restarono uccisi.
La Cavalleria marcia verso Capitanata in Terra di Lavoro.
E i pagnottisti gridano sempre Esagerazioni
AL GENERALE GARIBALDI
UN P E N S I E R O
DI ALCUNI POPOLANI DI FIRENZE
GENERALE
Ci vien detto di positivo che voi siete per continuare la vostra passeggiata nell’ Italia Meridionale.
Volete voi permettere al povero Zenzero giornale di popolani, da cui siete adorato come salvatore della patria,che egli vi dica il fatto suo sopra questo argomento?Padre del popolo, voi non chiuderete le orecchie alla voce dei vostri figli e noi vi sbrighiamo in quattro parole.
Ebbene Generale ad andare a Napoli pensateci due volte.
Non è egli forse a temersi che chi vi çarezza, voglia apparecchiarsi un bellissimo tiro, e bastonarvi, permetteteci l’espressione col baston della bambagia ?
Di che non son capaci tutti coloro che mangiavan la pappa nella scodella della diplomazia ?
Voi lo sapete come noi e meglio di noi.
A Napoli si sono sciupati quanti vi capitarono dopo la Vostra dittatura: e noi ce ne siam rallegrati da che il paese ebbe modo di classare fra le zucche e i cetriuoli tutti quei bambocci politici che si facevano strombonare dalla stampa salariala come: uomini sommi di stato.
Non è forse vero quello che diciamo ? Rispondan per noi il fiasco del Farini, quello del Nigra, la damigiana del Ponza di S. Martino. Anche Cialdini poco mancò non si rompesse il collo, e Lamarmora, se Dio vuole, naviga per perso e sta per naufragare nella broda dei maccheroni.
Ora non sarebbe egli possibile ehe il vostro viaggio e la vostra permanenza in Napoli, piena di pericoli, fossero il desiderio di chi traffica sui destini della nostra patria? A buon conto i giornali francesi cominciano a dire che Napoleone non desidera il vostro viaggio nell’Italia Meridionale: il che colla nostra bussola noi intendiamo a rovescio, cioè intendiamo desidera.
Ad andare a Napoli, Generale, pensateci due volte; noi ci pemettiamo ripetervelo per l’amore che vi portiamo pel desiderio che il nome vostro rimanga oll’altezza a cui si trova innalzato da una vita come la vostra piena di sacrifici, di virtù, di valore.
Quando passaste il Ticino a capo del nostri prodi, lancia spezzata della indipedenza, non avemmo apprensioni o timori. Quando salpaste da Genova, Arcangelo della Rivoluzione, per ispezzare la corona sul capo al re dei brigaoti, non ci sbigottivano i pericoli che avevate a superare. Noi siamo avvezzati a sapere come vi ripettano il ferro ed il piombo. Ma andare a Napoli oggi non è esporsi a un mal giuoco di metraglia o di baionetta, ma si è giuocare uno partita al banco di giuocatori, che noi crediamo sleali e baratori.
Generale non scordate ve ne preghiamo, le arti diplomatiche che puzzano del due Decembre. -Per amor nostro e per quello che vi porta immenso il popolo di Napoli, pensate se fìa d’uopo veder più chiaro nella faccenda prima di correr ventura.
Non invidiamo ai nostri fratelli Napoletani la fortuna di risentire la vostra voce ed acclamare al Liberatore:noi vorremo che fosse dato loro salutarvi e festeggiarvi, sì, ma circondato di quella forza che un governo gretto e vacillante non sa, o non può concedere alle vostre mani; di quella forza che nel gergo officiale è chiamata “ampio potere”; di quella forza che non può esservi negata, senza che agli onesti nasca il dubbio che si preparino le maglie di una perfida rete a incalappiare il pane del primo cittadino d’Italia.