Questi genitori disgraziati

divietoQuesti genitori disgraziati
È tutta questione di… scostumatezza.

Oggi mi soffermo su questa notizia, che ha avuto un certo clamore nei siti dedicati, ma forse non a sufficienza, in altri media. È del gennaio 2016, ma la ritengo memorabile, specialmente anche alla luce delle polemiche sul comportamento di individui che civilmente e giuridicamente vengono definiti “genitori”.
Ma il mio argomento è altro, è cioè riferito alla inutilità che questi genitori siano educati da qualche esperto psicologo con progetti finanziati ad hoc, tanto per spendere altri soldi a favore di persone inutili come queste. Sì, dico proprio persone inutili, perché quando un genitore non è nelle condizioni di educare un figlio ad un minimo di civiltà, attraverso una sana pedagogia del no (e non è necessario fare l’università per avere quel minimo buon senso che permette di mettere in pratica certe regole), non abbiamo corsi che tengano.

Come spesso dico ai miei studenti, oppure ai genitori che incontro durante le mie conferenze in giro per la nazione, oppure negli interventi radio, chi non è nelle condizioni di fare il genitore rappresenta un problema costante per l’intera società, anche se avvantaggia il consumismo dei surrogati. Esiste la maternità surrogata, ed esiste la genitorialità surrogata, come quella di questo ristoratore o quella nella quale si trova la scuola oggi, che deve sostituire totalmente l’assenza della capacità di scegliere, faticare, indirizzare e indicare ai figli i percorsi di civiltà.

Ma questo è il frutto di atteggiamenti di stupido permissivismo propinato dalla “pedagogia sessantottina” di libertà di scelte, e di autonomia, all’interno dei quali concetti esisteva ancora l’idea che un genitore potesse essere “amico” del figlio. Una demenzialità simile non poteva che venire da certi ambienti di frustrazione esistenziale personale, la cui colpa veniva attribuita al sociale, indicandolo come una entità del tutto astratta.

In effetti, astratti e inconcludenti sono stati e continuano ad essere i figli di quel periodo, che senza fatica credono che allevare un figlio sia solo dire dei “sì”, assecondarli per non discutere, stare a cena tranquilli e non avere problemi con insegnanti che educano alle più elementari regole di convivenza rispettosa e civile.

Dunque, ai nuovi potenziali genitori do un consiglio: per cortesia, se pensate di non riuscire a dire di “no” ai vostri figli, scegliendo in vece loro, come è naturale e antropologicamente normale che sia, non fate figli. Inoltre, non prendetevi neppure un animale, perché il risultato sarebbe identico e il disastro totale.
Tag: antropologia della mente, figli, genitori, maleducazione, Scostumatezza

 

 

alessandro_bertirotti2Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura. Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Columbia, a Bogotà; vice-segretario generale dell’UNEDUCH (Universal Education Charter), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).

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