1860 – l e caricature di Casimiro Teja

1860
13. -13 Maggio.

Simile al celebre prestidigitatore Bosco, che appunto nel maggio 1860 dava spettacolo in Torino, anche il Cavour dimostra una destrezza impareggiabile di mano. I ducati dell’Italia centrale, Savoia, Nizza, la Toscana, i portafogli ministeriali, le note diplomatiche ecco gli arnesi su cui egli spiega la sua valentia di prestidigitatore.

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14- 2 Settembre.

Francesco II non si risolve ad abbandonare la reggia di Napoli, benchè il suo potere agonizzi, ridotto allo stremo dall’insurrezione e dalle vittorie di Garibaldi, che il 20 agosto con 4000 volontari ha passato lo stretto ed ha portato di Sicilia in Calabria l’incendio di libertà. Teja raffigura nella maschera napoletana del Pulcinella il regno del monarca borbonico. Intorno al letto ove Pulcinella protrae la sua agonia si affollano in dimostrazioni di protesta le altre maschere italiane, per deciderlo al gran passaggio: ecco Gianduja che soffia nell’imbuto, sul capo del morente, Stenterello che squassa il campanello, il dottor Balanzone, ritto in piedi, Arlecchino che batte i piattelli, e Meneghino che sembra volergli intronare l’orecchio col grido : Vattene!
pagine-da-18-a-48-215. – 3o Settembre.

Venute nella città eterna nel 1849, con l’Oudinot, a soffocarvi la Repubblica romana, le milizie francesi vi rimanevano tuttora, a presidio del potere temporale del Papa; e partite in fine del 1866, a tenore della Convenzione di settembre, dovevano ritornare l’anno seguente, ad eseguire a Mentana le meraviglie dei chassepots. Nel disegno di Teja, pubblicato dopo che la battaglia di Castelfidardo e la presa di Ancona avevano tolto al Papa le Marche e l’Umbria, i soldati francesi esprimono il desiderio che cessi presto, e del tutto, il temporale, per poter tornare a casa.

 

pagine-da-18-a-48-316. – 7 Ottobre.

La Camera era stata convocata da Cavour per approvare l’annessione delle liberate province dell’Italia centrale e meridionale. Il partito estrerno, con Bertani, Ferrari, Guerrazzi alla testa, vedeva di mal occhio tale convocazione, affermando che a risolvere una questione risguardante tutta l’Italia non fosse competente una Camera che non ne rappresentava se non una parte. La frase dell’autore dell’Asino compendia appunto queste censure.

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17- – 11 Novembre.
Vincitori a Castelfidardo e ad Ancona, i Piemontesi sono entrati nel Napoletano, per compirvi l’opera di Garibaldi; e dopo l’incontro di re Vittorio col Dittatore, avvenuto il 26 ottobre, lungo la strada di Teano, hanno posto piede in Napoli. In verità, chi avrebbe potuto prevedere un anno prima che alla liberazione dell’Emilia e della Toscana avrebbe tenuto dietro in sì breve lasso di tempo anche quella delle Due Sicilie ?

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